Fine. Il gong del mercato estivo é finalmente arrivato e porta con sé trattative estenuanti, acquisti importanti e molteplici obiettivi sfumati, senza dimenticare cessioni ed esuberi da piazzare. É stato questo, in sintesi, il calciomercato dell’US Avellino, condotto dal Direttore Sportivo Enzo De Vito, capace di chiudere ben 27 operazioni fra entrate ed uscite. Ora, é tempo di analisi e riflessioni, su ciò che è stato fatto e ciò che si poteva fare, proiettandosi al campionato che verrà con sano realismo e voglia di scoprire dove potrà arrivare la squadra di Roberto Taurino.
É stata per lunghi tratti un’autentica Odissea. Dal 4 maggio all’1 settembre, quasi 4 mesi di parole, silenzi e affari. Al suo arrivo, il DS De Vito ha avuto modo di visionare con attenzione l’organico 2021/22, prima di prendere provvedimenti, fare accorgimenti e, soprattutto, seguire la linea tracciata dalla proprietà al termine del famoso Avellino-Foggia: “liberarsi” del 70-75% della rosa protagonista di un campionato fallimentare.
Obiettivo raggiunto? In gran parte, ma non del tutto. Rivoluzione necessaria? Molto probabilmente sì, ma come tutti gli stravolgimenti anche questo é accompagnato da rischi ed ombre che devono essere pareggiati da prestazioni e risultati. 16 acquisti, 11 cessioni e solo 9 riconferme, 2 delle quali portano il nome di Pane e Pizzella (secondo e terzo portiere, ndr). 3, invece, i calciatori rimasti fuori lista, bloccati da ingaggi onerosi (figli di una scellerata gestione precedente, ndr) e da continui rifiuti.
Partiamo dal presupposto che portare a termine 27 operazioni in una sessione di mercato é già di per sé un merito. A prescindere. Il lavoro estivo del dirigente di Capriglia non era e non è stato facile, perché si conoscono certe dinamiche e si comprendono determinati rapporti con i procuratori, ulteriormente “stimolati” dalla discutibile conferenza stampa della famiglia D’Agostino, in quello “storico” 4 maggio.
Capitolo trasparenza: scottata dalle vicende del recente passato, la società non ha fissato un obiettivo ben preciso, al contrario del 16 giugno 2021. Si è detto “Vogliamo fare un campionato importante”, “Questa é la Serie C ed è il campionato a cui dobbiamo adeguarci”, ma anche “Partiamo a fari spenti, la pressione lasciamola alle altre”. Il campo ci trasmetterà materiale sicuramente più interessante, ma la piazza (va detto) non ha percepito chiarezza da parte della proprietà, che aveva inizialmente asserito: “Si rilancia, ma non con questi giocatori“.
Detto ciò, il mercato biancoverde ha fatto registrare sia picchi importanti, come quelli toccati in occasione degli arrivi di Franco, Dall’Oglio, Casarini e del tandem difensivo Aya-Illanes, sia addii di un certo spessore, rappresentati da Carriero, Silvestri e dallo stesso Alberto Dossena (approdato a Cagliari in B, ndr). Poi, gli innesti funzionali del talentuoso Lorenzo Moretti e del 24enne Auriletto, con i piedi buoni e la reattività di Richard Marcone tra i pali; sulle corsie esterne, l’unico neo arrivato é Manuel Ricciardi, che sembra aver già battuto la concorrenza di Agostino Rizzo. Sul lato opposto, invece, l’insolita coppia Tito-Micovschi, con il romeno che dovrà velocemente adattarsi ad un ruolo che non pare valorizzare le sue caratteristiche. E davanti? Grande fiducia in Jacopo Murano, chiamato a riscattare i primi deludenti 6 mesi in Irpinia, e Marcello Trotta, il cui ritorno é stato formalizzato proprio sulla sirena del mercato estivo, approfittando della sua condizione di svincolato. La terza scelta, almeno in partenza, sarà il classe ‘98 Diego Gambale, reduce da un’ottima stagione con i colori dell’Aquila Montevarchi nel girone B di Serie C. Adesso, la prima chance in una piazza blasonata come Avellino: riuscirà ad immergersi subito in questa realtà? Lo scopriremo solo vivendo. In bocca al lupo al ragazzo.
Un neo? La permanenza, indesiderata, di Francesco Forte, Andrea Sbraga e Gennaro Scognamiglio. Sono loro i tre esuberi finiti fuori lista che il DS De Vito non è riuscito a “sistemare”. Delle grane che si ripresenteranno tra dicembre e gennaio, ma che hanno inevitabilmente bloccato e/o condizionato altre situazioni in entrata già in questa sessione di mercato. Del resto, anche la tardiva cessione di Maniero ha costretto l’Avellino a ridursi all’ultimo giorno con Marcello Trotta.
La lente di ingrandimento, difatti, non può allontanarsi dal reparto avanzato: al di là dei giovani esterni offensivi arrivati alla corte di mister Taurino (Russo e Guadagni, ndr), senza dimenticare l’incognita Di Gaudio, il fumoso (ma utilissimo) Kanouté e l’esperto Ceccarelli, é evidente come il Direttore De Vito abbia mancato gli obiettivi principali per il ruolo di centravanti. Tanti i nomi fatti, diversi i profili sondati, moltissimi i tavoli su cui si è giocato, poche le trattative concretamente portate avanti: in attacco, é arrivato un ripiego, parliamoci chiaro. Trotta non era la prima scelta, ma alla fine è diventata l’unica opzione percorribile. Maric, Montalto, Dionisi, l’affare Udoh (prima chiuso e poi sfumato, ndr), le idee Ambrosino, Gliozzi e Gabrielloni, seguite da altrettanti sondaggi. E poi, lo svincolato Trotta. Un’ultima operazione “forzata”, ma valorizzata per certi versi dalla contemporanea cessione di Gabriele Bernardotto, che non ha convinto e ha dimostrato di non essere da Avellino. Maniero sì, Maniero no? Il bomber partenopeo é andato alla Turris perché fuori da un nuovo progetto tecnico, sin dal principio. Scelta legittima.
Ringiovanimento della rosa e attenzione al bilancio, queste le due cose richieste fortemente al direttore sportivo da parte della proprietà. Non sappiamo con certezza se sia o meno una squadra molto più scarsa di quella dell’anno scorso, ma è chiaro che non abbiamo di fronte una compagine “ammazza-campionato”. È evidentemente un Avellino da “Top 5” e da 6,5 sul mercato.
Mercato chiuso, via al campionato. La voglia di riscatto di Marcello Trotta, sperando ne abbia da vendere, é la nostra. É quella di tutti noi. Adesso tocca al campo parlare, c’è il Pescara fra due giorni. Forza Avellino.
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