Avellino-Ancona Matelica 0-1: le dichiarazioni di Braglia nel post partita (Coppa Italia Serie C)

Nel post partita di Avellino-Ancona Matelica, secondo turno eliminatorio della Coppa Italia di Serie C 2021-22, mister Piero Braglia ha analizzato ai microfoni di Prima Tivvù la sconfitta maturata quest’oggi allo “Stadio Partenio-Lombardi”. Lupi fuori dal torneo di categoria alla prima apparizione.

Le dichiarazioni di Braglia nel post partita di Avellino-Ancona Matelica 0-1

Questa l’analisi di mister Braglia nel dopo gara: “Oggi era una partita che ci poteva dare alternative e delle risposte sulle alternative che ci potevano dare una mano, ma il primo tempo ha ricalcato molto il primo tempo con il Campobasso. E questa è già un’indicazione. Ci sono delle cose che non vanno bene, è evidente. Al di là dei moduli e dei numeri, vedendo anche la loro distinta con tutti ragazzi che corrono e lottano, quello che conta nel calcio in Serie C è il furore agonistico, la voglia, lo spirito di andare più forti degli altri, ma al momento non ce l’abbiamo. Inutile prenderci in giro. E non ce l’abbiamo per una serie di motivi.

Quando stasera cambi nove undicesimi della formazione precedente e poi fai quattro cambi all’intervallo, che ci stanno tutti, vuol dire che ci sono dei problemi nel far capire a questi ragazzi che l’anno scorso non c’è più, che quest’anno è un altro campionato, che tutti ti aspettano al varco e che giocare contro di noi è un piacere per gli altri. Se continuiamo a pensarla così, non andiamo da nessuna parte. Continuiamo a non capire i principi che ci devono venire dietro. Al di là del fatto che in campionato non ti ha mai messo sotto nessuno, ma io di fare queste figure mi sono rotto le scatole. L’ho detto anche chiaramente alla squadra e gli ho detto anche altre cose.

È giunto anche il momento di fare delle scelte, di capire bene cosa vogliamo fare, perché penso che così non è giusto andare avanti. Al di là di me, della società che ha fatto di tutto per metterti in condizione di lavorare, ora ci prendiamo del tempo per riflettere e arrivare a Monopoli: capire se riusciamo ad essere quelli che siamo stati per un anno oppure bisogna prendere delle decisioni. Penso di esser chiaro: io non sono uno che si nasconde, sono il primo colpevole, il primo responsabile, ma io voglio vedere altre cose. Monopoli ci dirà quello che vogliamo fare da grandi. Mi dispiace per le persone che sono venute a vedersi questa partita, mi dispiace per quelli che sono fuori condizione, mi dispiace per chi ha perso il senso della misura.

D’ora in poi andranno prese delle scelte: qualcuno rimarrà a casa, qualcuno lavorerà a parte, però lunedì sera voglio vedere l’Avellino che conosco io. Dei moduli non mi frega nulla, il modulo nostro lo abbiamo scelto. Se non ho determinati giocatori, cambio, per forza cambio.

Attacco sterile? Oggi avevamo Plescia alla prima partita vera da titolare, abbiamo fatto giocare Messina, ma è chiaro che Kanouté ti fa un lavoro diverso, al pari di Di Gaudio. La cosa cambia, ma se non ce l’hai fai fatica. Ma non voglio l’alibi, voglio vedere la gente che voglio io, ma se non la vedo ognuno piglierà le sue beghe. La gente è incazzata e ha ragione.

Atteggiamenti di superficialità? A me questo mi fa incazzare, perché mi possono dire tutto ma non che sono superficiale, presuntuoso, perciò non lo tollero. Ho dato un segnale alla fine del primo tempo togliendo 4 giocatori, ma se avessi potuto ne avrei tolti 6-7. Nel secondo tempo si è lottato, ma ci è mancato completamente lo spunto. Ci hanno provato Carriero e Rizzo con qualche rimpallo, ma se poi sbagli pure quando ci arrivi, che vuoi fare. È un momento in cui siamo molto dipendenti da Kanouté, Di Gaudio e Micovschi, che ancora dobbiamo vedere.

Nel primo tempo hanno avuto due occasioni loro, noi una, ma a fare la differenza era il come tornavamo per non prender gol. Lo avete visto? Ecco, quello basta per capire a cosa mi riferisco. L’anno scorso prima di farsi saltare ne arrotavano due, oggi avete visto. L’anno scorso eravamo una squadra operaia e dobbiamo tornare ad essere quello, perché altrimenti non andiamo lontano. È quello che ti porta lontano.”

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