Capuano a Radio Punto Nuovo: “Ho un sogno, portare l’Avellino in Serie A”

AVELLINO CALCIO – Torna a parlare mister Eziolino Capuano, ospite della trasmissione “Il Pomeriggio da Supereroi” sulle frequenze di Radio Punto Nuovo, per fare il punto della situazione su quanto stanno facendo i tesserati dell’U.S. Avellino 1912 durante questa quarantena. Riprendere o non riprendere? Questo è il dilemma. La Serie C attende indicazioni dal comitato tecnico-scientifico e dal Governo Conte.

VIDEO/ Capuano a RPN: “Voglio portare l’Avellino in Serie A”

Avrò tanti difetti, ma ho un pregio: dico sempre quello che penso. Nella mia vita nasco con il sogno di fare il calciatore, che a 17 anni si interruppe per un grave infortunio al ginocchio. Devo ringraziare Silvano Bini per avermi permesso di rimanere nel mondo del calcio, come allenatore. Avellino è sempre stata una cosa che ho voluto fortemente. Logicamente, quando sono stato chiamato con tutti i precedenti che c’erano, era una bolla di sapone. 

Non parlo dei risultati non ottimali, del calendario da brividi, ma io mi son buttato con l’incoscienza di un bambino, che voleva per forza ottenere qualcosa. Questa mia spinta, con una situazione societaria molto precaria, ha portato alla luce il vero Capuano, conosciuto più come uomo che come allenatore. Del resto, in ogni piazza in cui sono stato ho lasciato un bel ricordo.

Ho sempre detto di voler aprire un ciclo qui ad Avellino, una piazza così importante, che ho sempre voluto con tutte le mie forze. Un lavoro cominciato con dei bravissimi ragazzi, con lo staff, con i tifosi, nonostante i tre cambi societari che abbiamo avuto. Poi abbiamo avuto questo miracolo, l’arrivo di D’Agostino, quindi siamo riusciti ad uscire da una difficile situazione, così come usciremo 

La mia quarantena? Io cerco di occupare il mio tempo lavorando sempre. Mi sento quotidianamente con il mio staff e con tutti i miei collaboratori, per programmare il lavoro che si può fare a casa. Non è facile, perché abbiamo dato degli esercizi di forza, ma fare esercizi di forza statica e poi tornare in campo non è facile. Per quanto mi riguarda, ho viste le mie partite almeno tre volte ciascuna, analizzandole nel dettaglio e cercando di capire alcune cose da migliorare.

I COMPLIMENTI DI POCHESCI A CAPUANO E PARISI (VIDEO)

Mi fa davvero piacere sentire questi complimenti da parte dei tifosi, perché mi inorgoglisce, anche se non penso di meritarlo tuttora. Io sono all’alba della mia esperienza ad Avellino. Adesso è arrivata una nuova società, una società forte, che credo rappresenti una delle migliori società in Italia, almeno in Lega Pro. Io ho la voglia dei primi giorni, sento di poter dare ancora tanto, forse ho l’età giusta. In questo momento ho un solo progetto: io vorrei portare l’Avellino in Serie A.

Lo dico con grande veemenza, con grande orgoglio dico che mi hanno cercato almeno 2/3 squadre in queste settimane, ma al momento mi può chiamare chiunque ma io voglio restare ad Avellino. Se la famiglia D’Agostino e il Direttore Di Somma riterranno Capuano una pietra su cui costruire il futuro dell’Avellino, io sarò ben felice di guidare questa squadra. Al di là dell’attuale contratto, per me i contratti non valgono nulla, l’ho sempre detto.

Mercato? C’è una stagione da concludere, se ci saranno i presupposti. Io ho avuto la fortuna di allenare ragazzi disponibilissimi, ma è chiaro che poi certe scelte andranno fatte insieme alla società. Ci sono sicuramente tanti giocatori che terrei con me per l’anno prossimo. Io vorrei confermarli tutti, ma le scelte si fanno con la mente e non con il cuore. Io sono responsabile dell’area tecnica, ma c’è anche una società sovrana alle spalle che decide.

Karic? L’ho quasi sempre fatto giocare, anche in più ruoli. Sono convinto anch’io che ha delle qualità molto importanti, però lui non è un giocatore da collettivo. Avendo qualità tecniche intrinseche e non essendo proprio da collettivo, è risultato un po’ anarchico e quindi abbiamo pensato di lasciarlo andare.

Io nello spogliatoio non ho mai sentito parlare di situazioni societarie, nonostante fossimo al crepuscolo. Noi vivevamo per far felice alla gente. Non dimentico le trasferte in cui i ragazzi della Curva venivano allo stadio prima delle partenze. Cori, tifosi attaccati al pullman, io non nascondo che ho pianto. Perché mi sono accorto di quanto possa contare una squadra per la gente, per ragazzi che vivono 7 giorni su 7 per l’Avellino. Bisogna avere rispetto per i popoli, lo dico con convinzione, e noi allenatori, noi giocatori, abbiamo delle responsabilità.

La classifica? Senza le 9 traverse interne, non so dove saremmo potuti essere adesso. Siamo a -3 dal settimo posto, con scontri diretti in casa contro squadre come Viterbese e Catanzaro, quindi abbiamo questa opportunità. Con Charpentier e Silvestri non so dove saremmo potuti essere, ma dirlo sarebbe autocelebrazione. Onore e merito a chi ha costruito la squadra e ha tenuto botta nei momenti difficili, onore ai ragazzi e anche a mister Ignoffo, che mi ha preceduto. Tutti, in una stagione così, hanno avuto il merito di portare avanti la causa biancoverde.

Secondo me, è soltanto una perdita di tempo quanto si sta facendo: diamo spazio e tempo alle società per organizzarsi, perché questo tempo perso nuoce a tantissime squadre di Lega Pro e a molte società di Serie B. Trovo difficile che si possa ripartire con il protocollo attuale, è un’utopia che la C possa ripartire. Io, poi, sono il primo a voler tornare in campo il 4 maggio per allenare la mia squadra. Così, però, non ci sono i presupposti.

Se la Serie A ricominciasse, io sarei il primo ad essere contento, perché tutte le squadre avrebbero accettato di lanciare un segnale di speranza alle persone. Una volta ricominciata la Serie A, però, spero arrivino contributi per Serie B, C e Dilettanti. Non dimentichiamoci dei dilettanti, persone che giocano per far mangiare le proprie famiglie. Il campionato nazionale dilettanti non va sottovalutato, perché i giocatori di Serie D vivono come i professionisti.

Il mio futuro? Mi sento spesso con la famiglia D’Agostino, in attesa che finisca la fase 1 e cominci la fase 2, per incontrarci e fare il punto della situazione. Il mio piacere non è proseguire un anno con l’Avellino, ma ho un sogno. Credo di avere anche le capacità e le qualità, poi c’è anche una società. Se continuare con Capuano è un convincimento della famiglia D’Agostino, io sarò fiero ed orgoglioso di essere uno schiavo di questo scudetto.

TOP 11 DELL’AVELLINO CALCIO: LE SCELTE DEI GIORNALISTI IRPINI

Le mie origini salernitane? Non ho mai negato i miei natali e non lo farò mai. Ad Avellino mi sono trovato benissimo, ma nella mia carriera ho allenato anche la Cavese nel 1996, quando la rivalità con la Salernitana era più accesa che mai. E a Cava sono amato ancora oggi. Poi ho allenato Nocerina e Paganese, che rappresentano uno dei derby più notevoli d’Italia.

I ragazzi vogliono tornare in campo, è chiaro, ma conoscono i rischi a livello fisico. A casa si stanno allenando con le palline da tennis e altre cose, ma ovviamente si stanno annoiando. È normale. Ma sanno benissimo che tornare in campo nasconde dei rischi a livello muscolare e articolare.

Silvestri? È un giocatore per cui stravedo. L’ho trattato malissimo per certi versi all’inizio, ha perso 4 chili, ma ha qualità importanti e io lo riconfermerei per l’anno prossimo. Se avrò la possibilità e la fortuna di allenare ancora l’Avellino. Vi ho dato una notizia.

Dove può arrivare questo Avellino in caso di ripresa? Lontano, lo penso davvero. Abbiamo fatto qualcosa di straordinario finora, fino alla sosta, e questi ragazzi hanno le carte in regola per migliorare ulteriormente l’attuale classifica. Abbiamo un calendario difficile, ma abbiamo degli scontri diretti al Partenio, anche se dovessimo giocare a porte chiuse.

Un messaggio ai tifosi? Vi amo tutti. Da parte mia ci sarà sempre maggior impegno e avrò sempre l’onore di farvi rispettare. Qualunque giocatore andrà in campo, suderà la maglia per voi. Ricordo ancora i 30.000 spettatori del Partenio, in occasione di un Avellino-Juventus di Coppa Italia l’anno prima del terremoto. Dissi a mio padre: che bello quello stadio.”

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