Avellino Calcio, Perinetti: “Il mio legame con l’Irpinia e il pericolo Cerignola”

Ospite degli studi di Prima Tivvù, in occasione del primo appuntamento della nuova edizione di Contatto Sport, il Direttore dell’Area Tecnica dell’US Avellino, Giorgio Perinetti, ha tracciato un primo bilancio della stagione biancoverde, già segnato da un cambio di guida tecnica e dall’approdo in Irpinia di mister Michele Pazienza, subentrato all’esonerato Massimo Rastelli.

Tutte le dichiarazioni di Giorgio Perinetti

All’indomani della vittoria casalinga con il Monterosi Tuscia, arrivata nel finale grazie al gol partita di Gabriele Gori, il DT ha detto la sua sul momento dei Lupi, reduci da quattro successi consecutivi tra campionato e coppa: “Una vittoria che dà la misura di quello che ha raggiunto la squadra come identità. Prima, forse, avevamo la presunzione di essere una grande squadra, anche per l’entusiasmo generato in estate dal mercato. Ora, abbiamo la convinzione di essere una grande squadra, ma questo va dimostrato sul campo. Adesso abbiamo la consapevolezza di essere.

Ieri, la partita era molto complicata, la più insidiosa di questo trittico per quanto mi riguarda. L’ho detto anche a mister Pazienza. La squadra l’ha affrontata molto bene, nonostante l’incidente di percorso del gol subito, tornando in campo nella ripresa con lucidità, senza attaccare allo sbaraglio, trovando due gol. Poi, è chiaro, i gol li trovi grazie alle qualità dei singoli, perché è difficile trovare spunti, scambi e giocate in spazi stretti. Il gruppo esalta il singolo e ieri ha confermato maturità, qualità e consapevolezza.

Abbiamo un grande pubblico e dobbiamo dimostrare di esserne all’altezza. Quando parla di squadra, parlo di organico – ha aggiunto Perinetti – e noi abbiamo un organico importante grazie all’impegno e ai sacrifici della società, che mi ha dato la possibilità di lavorare al meglio in estate. Con i cinque cambi, un allenatore intelligente come Pazienza ha capito quanto può incidere nel corso di una partita, pur avendo 7 assenze importanti nelle ultime settimane. Per esempio, Mulé ha dovuto sostituire mostri sacri come Rigione e Cionek e lo ha fatto egregiamente, senza dimenticare che ha già vestito maglie importanti in C come quelle di Juve Next Gen, Catanzaro e Monopoli.

I ragazzi hanno raggiunto una coesione importante, perché credono in quello che fanno. Pazienza li ha domati. Si ha la sensazione, adesso, che tutti siano a disposizione dei compagni, al di là dei musi lunghi che possono esserci temporaneamente al momento dell’annuncio della formazione. Anche il gesto di Benedetti e Mulé è stato importante: al momento dell’esultanza, non far togliere la maglia a Gori per non fargli prendere l’ammonizione, è un segnale di coesione, di squadra.

Le condizioni di Tito? Dobbiamo controllarlo domani, dobbiamo monitorarlo, vedremo. Stiamo cercando di recuperare un po’ tutti: Falbo e Dall’Oglio vanno verso il rientro, così come Rigione. D’Angelo ha già recuperato. Poi arriveranno Patierno e Cionek, aspettando chiaramente Russo.

Il profilo di Pazienza? L’ho scoperto vedendo una partita del Cerignola l’anno scorso. Vedevi che c’era qualcosa di lavorato, di preparato, di non casuale. E quindi ho immagazzinato questo dato. Al momento delle scelte, siamo andati dritti su Pazienza, era già nella testa. Quando ci siamo conosciuti, non mi ha presentato i calciatori secondo l’aspetto tecnico, ma sotto il profilo del potenziale e della crescita caratteriale di ogni singolo giocatore. Lì ho detto: ci siamo, siamo ad un livello superiore.

Il gol subito ieri? Il mister si è arrabbiato molto per questo gol, per come è stato preso, non certo solo con Ghidotti. Vano è stato bravo, Ghidotti non la vede partire e non riesce ad avere la forza per spingerla sufficientemente lateralmente. Dobbiamo essere più risoluti sulle palle inattive, più reattivi nel liberare l’area. Poi, bisogna dare merito al Monterosi, che ha una rosa non da ultimo posto. Ghidotti, da par suo, è un portiere giovane, classe 2000, ma che ha già giocato due campionati di Serie C da titolare con Pergolettese e Gubbio, per poi fare 18 apparizioni in B, prima che cambiasse l’allenatore. Non è un trovatello. Per un portiere è importante la fiducia.

I gol fatti? Quello che fa Marconi è un grande gol, perché in torsione dà angolazione e precisione ad un pallone non facile da indirizzare. Il gol di Gori è quello che esalta di più i tifosi, perché arriva prepotentemente in terzo tempo, infilando con forza il portiere e decidendo la partita a pochi minuti dalla fine.

Sgarbi? Parliamo di un ragazzo preso dal Napoli per 800.000 euro dal Sudtirol. Abbiamo fatto un grande lavoro nel portarlo ad Avellino, perché l’anno scorso era nella Pro Sesto e il direttore Botturi è primo in classifica con il Mantova, così come mister Andreoletti è secondo in classifica con il Benevento. Da qui, la mia fretta di prenderlo, già quando il Napoli non lo ha portato in ritiro, al pari degli altri giovani rientrati alla base. Avevo paura lo prendessero i due ex Pro Sesto. È un prestito secco, ad oggi, senza diritto di riscatto dal Napoli, ma diciamo che se saliamo una mano ce la diamo. Se riuscissimo a salire, sarebbe già un piccolo vantaggio, poi vedremo. Intanto, lo abbiamo già trasformato, perché prima era soltanto un ottimo assistman. Ora è già a quota 5 gol.

È un ragazzo che sta avendo un rendimento veramente pazzesco, che si è veramente legato a questa piazza. Vive per momenti come quelli in cui saluta la curva dopo un gol. Poi, nel silenzio, vediamo di fare il possibile per il futuro. Per un bolzanino, lo pensi più tedesco, più freddo, e invece… Quando cercavo di portarlo ad Avellino, gli ho detto una cosa in tedesco: quando ti prenderò, sarà una bella giornata. Allo stesso tempo, al di là di tutte le soddisfazioni che si sta prendendo, non deve smettere di voler migliorare, come dice Pazienza.

Marconi? Lo conoscevo come calciatore, ma non come uomo. Il calciatore è sempre un uomo che va in campo, non dimentichiamolo. Faticava a trovare una scioltezza nel fare quello che ha sempre fatto benissimo, gol. Seguendo sempre gli allenamenti, lo vidi una volta seduto sul prato, vicino alla bandierina, tutto solo e un po’ sconsolato. Lo abbiamo chiamato e abbiamo capito quale fosse la sua sofferenza. Poi, è arrivato mister Pazienza e ci ha parlato, gli ha detto cosa voleva da lui, facendogli capire che non avrebbe regalato niente. È probabilmente scattata la scintilla, al di là delle prime panchine, ed ora è un giocatore completamente ritrovato.

Faccio comunque fatica a parlare dei singoli, perché è il gruppo che sta facendo bene e si sta convincendo delle qualità che ha. Credo che possiamo contare su Sannipoli, che è ancora un po’ timido, ma deve solo convincersi delle qualità e della prorompenza che ha a disposizione. Stesso discorso per Pezzella, che è un’ottima alternativa a centrocampo, così come gli stessi Mulé e Ricciardi, che hanno sorpreso per capacità di farsi trovare pronti. Ricciardi ha sorpreso anche me.

Al di là di tutto, anche grazie al pubblico straordinario di cui disponiamo, i calciatori stanno capendo che possiamo. Recepire che possiamo, questo dà forza, perché significa che ce la possiamo fare, se giochiamo in un certo modo, contro avversari forti, in un girone molto molto difficile. Abbiamo due partite difficilissime all’orizzonte, ma abbiamo assunto consapevolezza.

Nel momento in cui si è deciso di andare avanti con Rastelli, abbiamo deciso di dare forza all’allenatore, altrimenti è inutile andare avanti. Bisogna lavorare insieme ad un allenatore, non può esserci divisione in partenza. Mi sono messo a lavorare con Rastelli, avendo 29 contratti, davanti ai quali molti si sarebbero rifiutati di lavorare. Rastelli propose una lista di 18 calciatori in uscita, tra i quali c’era anche Casarini. Mi sorprese non vedere tra i confermati Casarini, perché era stato tra i più presenti e anche con la fascia di capitano al braccio. Mi sembrò strano.

Mi fu detto, però, che Casarini era tra quelli che era preferibile cambiare, per motivi suoi, di Rastelli. Li ho piazzati tutti tranne Casarini, ma non ce l’avevo con lui solo perché non aveva accettato delle offerte, anzi. Solo perché mi è mancato l’en plein e perché rischiava di rimaner fermo 6 mesi un giocatore avanti con l’età e con un ingaggio importante. Non c’è mai stato nulla contro il ragazzo, è un giocatore importante ed è fortunatamente una storia a lieto fine. Su Rastelli, la responsabilità è mia, perché il presidente mi ha dato la possibilità di scegliere, senza limitazioni di tipo economico. Abbiamo fatto delle valutazioni, ma in caso di mancata conferma di Rastelli, l’allenatore sarebbe stato Pazienza.

Le condizioni di Russo? Nel momento in cui abbiamo dovuto fare una scelta dolorosa su D’Amico, per motivi prettamente tattici, è arrivato il report da Villa Stuart (Roma) su Raffaele Russo. L’esito è stato soddisfacente, sta facendo quasi tutto il lavoro con il resto del gruppo e vedremo di fargli fare almeno un tempo con la Primavera di Biancolino, prima di ributtarlo dentro gradualmente in Coppa Italia contro il Foggia.

Gori? Ha sempre fatto la Serie B, ha sempre fatto quella categoria. Lo ha dimostrato con la Reggina lo scorso anno, ha fatto bene a Cosenza, dove è stato fermato da un post Covid un po’ difficile. Ma ha qualità importanti, me lo ha confermato lo stesso Filippo Inzaghi, che ho chiamato al momento dell’acquisto, per farmi raccontare le caratteristiche e il carattere del ragazzo, allenato da lui a Reggio Calabria. Chi meglio di lui, da bomber a bomber.

Il mancato feeling con Rastelli? Mah, io guarderei le due partite perse con Rastelli in panchina. Si è perso con Latina e Juve Stabia che si sono dimostrate due squadre importanti nel corso delle settimane successive. Rastelli è andato via perché non ci è piaciuto e non ci sono piaciute alcune risposte ai problemi che c’erano. E non c’era tanto tempo per risolvere questi problemi. Non vedevo risposte a questi problemi che aveva la squadra e avevo paura che Pazienza lo prendessero le altre, perché anche le altre iniziavano a perdere partite. Lo volevo togliere alla concorrenza e allora ho deciso di far risolvere subito i problemi a Pazienza, prendendolo.

Le amichevoli estive? Non giocare contro una di pari categoria ha rappresentato un deficit nell’organizzazione, sicuramente. Dovevamo giocare contro il Sorrento, che poi si è tirato indietro perché troppo vicino alla partita d’esordio. E anche questo, probabilmente, è stato un problema in avvio.

Il mio legame con Avellino? Ho vissuto tante piazze e visto tante tifoserie, ma mi sono legato ad Avellino e all’Irpinia grazie alla serenità che ho trovato nell’ambiente e nel presidente, che mi ha dato sin da subito la possibilità di spiegare e di lavorare. Mi ha lasciato parlare sin dal primo momento. Ho trovato una terra ospitale, ricca di verde, vedo verde ovunque ed è il mio colore preferito. Mi sento pienamente coinvolto, sotto tutti i punti di vista. Tutte queste cose mi rendono felici e mi fanno sentire bene, oltre che responsabilizzato.

Il Cerignola? È una squadra forte, con tre attaccanti forti, che non ha fatto uscire dalla sua metà campo il Benevento di Andreoletti. Mi spaventa il fatto di avere un giorno in meno di riposo rispetto a loro, che potranno lavorare per tre giorni, noi due. Sarà una partita difficile anche e soprattutto per questo, perché la condizione e i giorni di riposo risultano fondamentali quando si gioca tre volte in una settimana”.

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