AVELLINO CALCIO – Giornata di presentazione per Ignacio Lores Varela, fantasista classe ’91 arrivato ad Avellino a parametro zero, dopo l’esperienza in Serie B con il Cittadella. Un autentico pupillo di Giorgio Perinetti, che lo ha visto crescere a Palermo, per poi ritrovarlo anche in piazze storiche come quella di Siena. Oggi le prime parole in biancoverde del talento uruguaiano, preso per fare il salto di qualità in zona offensiva.
Le dichiarazioni di Varela in conferenza stampa
Queste le parole del “Nacho” Varela in sede di presentazione, direttamente dal ritiro di Palena: “Mi è capitato di giocare due volte contro l’Avellino, sempre in Serie B, e sinceramente era un contesto bellissimo. Ho giocato con il Palermo ad Avellino, stadio pienissimo, ed era anche una bellissima giornata. Poi ci sono tornato con la maglia dell’Ascoli, sempre in B, ed erano partite belle, quindi da avversario ho sempre vissuto Avellino come una piazza bella, dove si può andare a giocare bene come piace a noi sudamericani. Sono piazze calde e questo mi ha convinto a venire ad Avellino. Mi ha chiamato il direttore Perinetti e gli ho subito detto che ero disposto a venire e fortunatamente si è potuto fare.
Il mio ruolo? Ho fatto un po’ tutto nella mia carriera, a Cittadella abbiamo giocato col 4-3-1-2 e facevo il trequarti o la seconda punta. Quando la squadra voleva essere più offensiva, in casa, giocavo mezzala, per far partire la squadra subito alta e dare una spinta in più. Sono disposto a fare qualsiasi ruolo, l’importante è che diamo il nostro contributo alla squadra.
I primi passi in ritiro? Il mister e il suo staff sono molto carichi, come tutti noi, perché hanno voglia di riscatto e vogliono fare un anno importante. Stiamo cercando di fare le cose per bene, perché sentiamo la responsabilità e vediamo che c’è buon materiale in squadra. Vedo tutti molto preparati, anche a livello di comunicazione, ci parlano spesso.
D’Amico? Lo sto conoscendo, è un bravo ragazzo e credo ci possa dare una grossa mano. Non c’è competizione, l’importante è dare una mano alla squadra e fare il bene della squadra, seguendo il mister.
Altre possibilità? Ero già stato in Uruguay in passato, con le due squadre più importanti del mio paese, ed è sempre bello giocare la Copa Libertadores. Però, quando mi ha chiamato Perinetti, ho visto che stanno cercando di fare qualcosa di importante, per ambizione, e vedo l’Avellino come una piazza sudamericana. Giocare con pressione a volte ti fa dare il 100% e ti dà quella spinta in più.
In squadra c’è un mix tra grandi e giovani, quindi bisogna avere la consapevolezza e la responsabilità che siamo qui per far bene. In ritiro mi ha impressionato molto Sonny D’Angelo, perché tecnicamente è molto forte, ma tutti mi hanno fatto una grande impressione, perché ci sono tanti calciatori preparati.
Il mio mito? Beh, Diego è il mito, lui è il più grande. Avellino mi ricorda le piazze calde in cui ha giocato lui, soprattutto in Sudamerica.
Giocare divertendosi? Nel calcio, purtroppo ci sono più atleti che giocatori. Si va a duemila, quindi se non ti curi e non segui una certa alimentazione, è meglio che smetti… Mi sento bene, sto andando a duemila, smetterò quando non avrò più questa voglia o queste sensazioni.
Il girone C? Ci sono tante squadre ambiziose, che stanno investendo tanto, ma noi dobbiamo pensare al nostro lavoro e ad essere 11 cani arrabbiati, affamati, in campo come ci chiede il mister. Questa deve essere la nostra forza in ogni partita. Mister Michele Fini? L’ho sentito, mi ha scritto appena ha saputo che sarei arrivato ad Avellino. Mi ha fatto molto piacere, ho grande stima di lui e credo sia reciproca la cosa. Lo saluto con affetto, mi ha subito detto che questa è una piazza importante”.
Leggi anche:
Avellino Calcio, la conferenza stampa di presentazione di Simone Ghidotti
Avellino Calcio, Perinetti: “Il mercato, il difensore che cerchiamo e le uscite”