Avellino Calcio, Sonny D’Angelo: “La responsabilità è tanta, il numero 27 è mio”

Ospite della trasmissione “Notte Ritiro”, in onda su Prima Tivvù, Sonny D’Angelo ha raccontato i primi nove giorni di ritiro dell’US Avellino, avvicinandosi alla nuova stagione e parlando delle qualità del gruppo che sta nascendo in quel di Palena. Qui di seguito tutte le dichiarazioni rilasciate dal centrocampista siciliano nella serata odierna.

Tutte le dichiarazioni di Sonny D’Angelo

Queste le parole di Sonny D’Angelo ai microfoni di Prima Tivvù: “Oggi ho fatto una giornata di scarico, avevo gli adduttori pieni e abbiamo deciso insieme allo staff di riposare solo per oggi. Per il resto, credo sia stata un’ottima mossa partire per il ritiro con la squadra al completo o quasi, perché stiamo imparando a conoscerci, tanti giocatori presi contro cui ho giocato. Tanti mi hanno fatto una grandissima impressione, tra cui Chicco (Patierno, ndr), noi vecchi abbiamo spiegato loro cosa significa indossare questa maglia, quindi speriamo veramente tutti di fare bene e di toglierci soddisfazioni importanti.

Varela? Ci vuole gente come lui nello spogliatoio, perché si respira un’armonia diversa. Lui si è calato subito in questa realtà e in questa categoria, ha dei colpi impressionanti in allenamento e tutti noi lo stiamo vedendo. Qui ad Avellino si cresce tantissimo come persona, oltre che come calciatore. Questa maglia ce l’ho tatuata addosso ormai. In una delle ultime conferenze stampa che ho fatto, ero davvero per terra, stavo malissimo, perché so cosa prova la gente quando noi facciamo male. Spero che i nuovi compagni capiscano il valore di questa maglia, vi possiamo permettere che lotteremo fino al 90′ in ogni partita.

Cosa si è detto ai nuovi? Io, così come Pane, Tito, Dall’Oglio, abbiamo detto ai nuovi che bisogna calarsi nella parte qui. Ne parlavo con D’Amico, che è palermitano come me, e gli dicevo che qui non è come in Serie A con la Samp, ma bisogna dare tutto e sapersi calare in una realtà importante come Avellino.

Il passato? Io non ho peli sulla lingua, non prendo nulla dalla scorsa stagione. Nemmeno i gol che ho fatto da quando sono arrivato da gennaio. Non sono serviti a nulla, quindi non prendo nulla. Ne abbiamo già parlato del passato, ora pensiamo soltanto al presente e al campionato che ci aspetta per riscattarci.

La preparazione? Il calcio è cambiato, adesso si lavora molto di più sulle distanze corte, sulla rapidità, sulla brillantezza, non è più come una volta. Il primo anno in Serie C l’ho fatto con Auteri in panchina, che è un po’ come Zeman, e mi capitava di vomitare in allenamento. Ora, fortunatamente, il calcio si è modernizzato e si lavora più sulla brillantezza.

La responsabilità è tanta, perché quando stai tanti anni in un posto, sai come vanno le cose e sai che la società ti ha rinnovato la fiducia, puoi solo ringraziare e sperare di rimanere qui al più lungo possibile. Spero di portare l’Avellino dove deve arrivare e dove vogliamo arrivare. Tito? È un fratello per me, ormai, non è solo un compagno. Dopo tanti anni, si conoscono anche le nostre famiglie, quindi sono davvero felice di essere ancora accanto a lui. È sempre il primo a prendersi le responsabilità, anche nelle difficoltà, e merita di essere il capitano. Poi tocca anche agli altri, perché anche io, Pane, Dall’Oglio siamo attenti a certe cose, per tenere unito il gruppo ed evitare problemi.

Plescia? Quando una società fa uno sforzo importante per prendere un giocatore come Vincenzo, un ragazzo come lui ci tiene a dimostrare. Ha avuto tanti problemi fisici il primo anno. Sono contento per lui, sono contento di quello che sta facendo dopo l’ultima annata sfortunata, ma sono molto contento di come si sta giocando le sue carte. Poi starà al mister e alla società decidere.

I tifosi? Sono sempre sorpreso di quanti tifosi vengono in trasferta. Io preferisco sempre fare il calciatore, ma è inevitabile che si creino anche delle amicizie dopo anni. Ma a me fa sempre piacere vederli in trasferta, perché sono in tanti e sembra di giocare in casa ogni domenica.

La dirigenza? I direttori sono quasi sempre al campo con noi ed è molto importante la loro presenza, sono sicuro che ci daranno una grossa mano anche nei momenti di difficoltà, per lasciare tranquillo il gruppo.

Il mio ruolo nel 4-3-1-2? Avendo il trequartista, noi mezzali dobbiamo adattarci ai suoi movimenti. Quando lui viene in mezzo al campo noi dobbiamo aprirci, quando lui viene incontro dobbiamo essere bravi ad attaccare lo spazio che ci lascia. Dobbiamo essere molto in simbiosi su questo. Tante volte, i nostri trequartisti tendono ad allargarsi e ci lasciano molto spazio per gli inserimenti, sono molto contento per questo viste le mie caratteristiche.

Rastelli? L’ho visto diverso in questo ritiro, ce l’ha detto anche lui. Quest’anno non ne farà passare liscia una, l’ha detto sia a me che a Tito.

L’atmosfera positiva? Quando fai un anno come quello appena trascorso, è normale che vai in ritiro con gente nuova e cerchi di partire con uno spirito diverso, sicuramente più positivo. Questo lo posso assicurare, quest’anno è così. Poi, penso che si può vincere e si può perdere nel calcio, ma se si dà tutto, alla fine non ci si può rimproverare nulla.

Obiettivi? Chi è qui da più anni, sa come funziona. Vogliamo fare chiaramente meglio dello scorso anno, poi tutto quello che verrà in più, nel caso, ce lo prendiamo.

Il girone C? Secondo me, alla lunga, ci saranno quelle quattro-cinque piazze importanti. Noi abbiamo il vantaggio di essere partiti insieme dall’inizio, è stato molto importante, poi il campionato è lungo e vedremo cosa succederà.

Maisto? Quando sono arrivato a gennaio, lo vedevo che aveva delle qualità importanti. Si doveva sbloccare mentalmente per fare il passaggio da giovane a grande. Lo stiamo aiutando in questo, credo sia uno dei più forti che abbiamo in rosa per le giocate che fa.

Rigoristi? Secondo me, è più giusto far sbloccare subito gli attaccanti. Poi, se qualcuno mi dà la palla per farmi calciare, mi prenderò la responsabilità come sempre. Priorità agli attaccanti, così si sbloccano e ne fanno altri. Calci piazzati? Possono essere fondamentali soprattutto in alcune partite molto equilibrate, quindi dobbiamo sfruttarli al meglio.

Differenza Rastelli-Auteri? Il primo anno in C l’ho fatto con lui a Matera, il mister mi ha dato tanto dal punto di vista umano, più che calcisticamente. Ho giocato poco e niente il primo anno, anche perché avevo gente importante davanti. Poi pian piano ho iniziato a vedere il campo. Rastelli, invece, mi disse subito a gennaio di divertirmi quando ho la palla tra i piedi e di essere ignorante quando non ce l’ho, quasi da terza categoria per intenderci. È lo spirito che sto vedendo negli allenamenti di quest’anno.

Numero di maglia? Il 27 quest’anno è il mio, Ricciardi me l’ha lasciato senza problemi”.

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