Un viaggio nel tempo attraverso le strade tortuose dell’Irpinia, dalla penna di Francesco De Sanctis con Y Avellino. Questa non è solo una rievocazione storica, ma un vero e proprio ponte tra passato e presente, tra le parole di un grande pensatore e le immagini di un moderno viaggiatore. E proprio come De Sanctis scrutò l’anima del suo tempo attraverso il suo “Viaggio Elettorale in Irpinia“, Y Avellino vi invita a fare lo stesso, in un percorso che parte da Morra De Sanctis e si estende in tutti i Comuni d’Irpinia toccati dal grande personaggio storico irpino, raggiungendo le profondità del nostro patrimonio culturale. Imbarcatevi con noi in questa affascinante avventura, un viaggio che promette di essere tanto illuminante quanto emozionante.
Nel 1876, il candidato al Parlamento, Francesco De Santis, già ministro della Pubblica Istruzione nei governi Cavour e Ricasoli si reca nelle remote terre dell’Alta Irpinia per porre un rimedio ad atteggiamenti che degenerano «facilmente in pettegolezzi sulla stampa locale».
Il nostro racconto inizia dalla piccola cittadina di Morra, suo luogo natìo, che egli ricorda come il «come il più vivo di tesori». Dopo l’incontro con i suoi familiari, De Sanctis trova «antiche e prospere famiglie venute giù […] e contadini ricchi, e talvolta i loro padroni servi loro. Premio al lavoro e castigo all’ozio» dice De Sanctis».
De Sanctis racconta i luoghi dei giochi, la piazzetta che aveva «visto» tante sue lagrime, il ricordo della partenza degli esuli del ’21.
Il viaggio del candidato al parlamento è anche un’indagine sociale. «c Ancora regna l’usura dice Ciccillo e non c’è alcuna istituzione che faciliti gl’istrumenti del lavoro e la coltura de’ campi»
Il viaggio racconta una pagina di storia che sembra essere stata scritta ai nostri giorni. Esso si occupa della moralità di un uomo di cultura, De Sanctis, e del suo monito contro la decadenza morale della classe dirigente.
De Santis percorre e racconta le tappe del suo viaggio con tutta la sua arte letteraria e poetica. D’altra parte lo stesso Benedetto Croce parla del professore come di un critico e storico della letteratura che non ha pari
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