Squadre Serie C in Vendita: chi rischia di non iscriversi al campionato 2023-24

LEGA PRO – Nonostante alcuni vertici federali continuino ad ignorarle, magari nascondendosi dietro nuove figure alla guida della Lega di competenza, le problematiche della terza serie restano le stesse anche alla fine della stagione sportiva 2022-23. Strutture, organizzazione, solidità e sostenibilità economica, i punti da cui si dovrebbe ripartire concretamente, senza sottovalutare le difficoltà che tanti presidenti di Serie C stanno attualmente vivendo, fino ad essere costretti a mettere in vendita le rispettive società.

Quali società di Serie C sono in vendita? Chi rischia di non iscriversi al prossimo campionato

Archiviata un’altra lunga e faticosa annata, caratterizzata da molteplici spese e pochissimi introiti, continua ad allargarsi il ventaglio dei club che rischia di non iscriversi al campionato di Lega Pro 2023-24. Da Nord a Sud, senza particolari differenze, la situazione inizia ad assumere contorni preoccupanti, considerando che si sta avvicinando sensibilmente la dead-line del 20 giugno, termine perentorio entro il quale completare documenti ed adempimenti per ottenere la licenza.

C’è chi ha annunciato ufficialmente il proprio disimpegno già diversi mesi fa, come Antonio Colantonio della Turris e Pietro Sciotto dell’ACR Messina, a capo di società che quest’anno hanno dovuto sudare non poco per centrare l’obiettivo salvezza e conservare la categoria. Il patron dei corallini, lo scorso 7 febbraio, aveva “promesso” a tifosi e detrattori le sue dimissioni e quelle del suo entourage al termine del campionato, ma adesso attende novità su un possibile affiancamento al timone: in molti pronti a farsi pubblicità, ma anche il concreto interesse dell’imprenditore casertano Alessandro Russo, ormai ai ferri corti con l’ambiente che circonda l’Alma Juventus Fano.

Sponda peloritana, invece, Sciotto ha informato ufficialmente il Sindaco Federico Basile della sua volontà di passare la mano. Si è fatto avanti in questi giorni Fabrizio Mannino, investitore siculo-piemontese che vanterebbe rapporti con Cina e Arabia Saudita, che ha messo inizialmente sul piatto 2 milioni di euro e ha chiesto all’amministrazione comunale la concessione trentennale dei tre maggiori impianti sportivi della città: il Franco Scoglio-San Filippo, il “vecchio” Celeste e il PalaRescifina, con l’intenzione di gettare le basi per una sorta di polisportiva. Considerando anche i debiti da detrarre e i crediti del Messina, di milioni ne servono almeno 3, ma nel giro di una settimana si può chiudere. C’è ottimismo nonostante il “particolare” modus operandi di Mannino.

Restando per un attimo nel raggruppamento centro-meridionale, non sembra rischiare il Sorrento del patron Cappiello, che però continua a cercare finanziatori e nuove sponsorizzazioni per garantire subito tassa di iscrizione e fidejussione. C’è il nodo stadio, con il “Guariglia” di Agropoli e il “Piccolo” di Cercola che dovrebbero salvare in extremis i rossoneri, neopromossi in C. Non a norma per il professionismo lo “Stadio Italia”. Sempre in Campania, la Juve Stabia andrà avanti con i fratelli Langella, dopo le voci relative ad una possibile trattativa per la cessione ad un imprenditore rappresentato dal direttore Pietro Lo Monaco. “Sarà ancora un anno di sacrifici”, ha ribadito Langella in conferenza stampa.

Alzando lo sguardo verso Nord, risultano ufficialmente in vendita Perugia e Novara: la scossa in casa umbra l’ha data il patron Santopadre con una lettera aperta alla piazza, nella quale ha affrontato “a muso duro” la tifoseria, evidenziando le cifre da versare a stretto giro ed elencando i risultati ottenuti nei 12 campionati alla guida del Grifo. In Piemonte, invece, ha detto stop anche il presidente Ferranti, che infatti ha visto saltare in queste ore anche l’accordo con il neo DS Di Battista. Caos all’ombra del “Piola” e situazione in divenire.

Riflettori puntati anche sulla Robur Siena di Montanari, società esclusa persino dai playoff a causa dei 6 punti di penalizzazione incassati per mancati pagamenti e inadempienze registrate nel corso della stagione. Per i toscani sarebbe il terzo fallimento nell’ultimo quinquennio e all’orizzonte non sembrano esserci segnali positivi.

Appare rientrato l’allarme ad Alessandria, dove l’ambiente resta ugualmente freddo e in attesa di azioni concrete che possano garantire un futuro solido ai Grigi: in vista dell’estate, dopo la salvezza conquistata ai playout, il presidente Enea Benedetto ha già salutato il DS Massimo Cerri e presto scioglierà le riserve su mister Lauro. Infine, tiene banco il caso Pordenone: istanza di fallimento presentata la scorsa settimana per una massa debitoria appena inferiore ai 7 milioni di euro. Il patron Lovisa non vuole lasciare e ha chiesto la rateizzazione del debito, ma ora il club andrà salvato senza l’ausilio della Serie B. La squadra di Di Carlo ha appena abbandonato i playoff.

La Lega Pro, intanto, ha spianato la strada alle seconde squadre, con Atalanta e Sassuolo pronte a seguire il modello Juventus Next Gen: qualora dovesse “saltare” qualche club, saranno loro ad avere la precedenza sulle retrocesse dalla C e sulle compagini che hanno vinto i playoff in Serie D.

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