La Nazionale italiana di pallavolo femminile composta da atlete sorde è sul tetto d’Europa. Schiantate le temibili avversarie della Russia nella finale di Cagliari, le azzurre hanno potuto festeggiare la conquista della medaglia d’oro ad un Europeo. Tra le campionesse italiane, c’era anche un po’ di Irpinia: sì, perchè Serena Solimene è originaria di Atripalda e ha coronato un sogno coltivato sin dalla tenera età.
Di seguito l’intervista realizzata dalla redazione di Avellino YSport.
Campionessa d’Europa. Una vittoria che va ben oltre lo sport. Che emozione è stata per te vincere la medaglia d’oro?
“Vincere una medaglia d’oro è stato sempre un mio sogno fin da piccola. Ora il sogno si è avverato, è stata un’ emozione unica e meravigliosa.”
La tua passione per il Volley da dove nasce? Quando hai iniziato a praticare questo sport?
“La passione per il volley nasce da due sportivi, i miei genitori: mia madre, anche lei pallavolista, e mio padre, giocatore di pallamano. Devo ringraziare loro che tramite un loro amico, nonché mio primissimo allenatore, Gianfranco De Palma, mi hanno portato nel mondo della pallavolo. All’età di 3 anni e mezzo ero in un campo di pallavolo e questo mi ha aiutato molto ad integrarmi in un mondo diverso dal mio, quello degli udenti. I miei genitori sapevano che avrei incontrato tante difficoltà per la mia sordità e lo sport mi ha aiutato tanto ad affrontare meglio il mio percorso di crescita.”
Chi è stato importante per te, dal punto di vista personale e sportivo, a diventare ciò che sei oggi?
“Dal punto di vista personale sono stati importanti i miei genitori, i miei parenti e i miei migliori amici che non mi hanno fatta mai sentire diversa nonostante il mio handicap. Dal punto di vista sportivo ringrazio vivamente Gianfranco De Palma, Giuseppe Lombardi, Geppino Grimaldi e Luigi Preziosi che hanno sempre creduto in me.”
In uno sport come il tuo, fondamentale e il contatto visivo con le compagne di squadra. Quali sono i segreti del vostro gruppo, i punti di forza?
“I nostri punti di forza sono stati:il gruppo, la pazienza, la condivisione, la grinta e il credere sempre in noi stesse. Ci siamo sempre supportate, aiutate, confrontate senza escludere nessuna. Siamo riuscite ad entrare in una bolla, come dice la nostra allenatrice Alessandra Campedelli, che ci ha permesso di essere una grande squadra. Nonostante la lontananza, abbiamo instaurato un rapporto forte e stabile.”
Chi è Serena Solimene al di là della pallavolo?
“Una ragazza semplice, socievole e disponibile ad aiutare chi è in difficoltà.”
Obiettivi futuri?
“Laurearmi e lavorare nel campo di ingegneria.”
Il momento più emozionante di quest’avventura europea?
“Il momento più emozionante è stato mentre salivo sul gradino più alto del podio e segnare l’ inno di Mameli con la medaglia d’oro al collo, una sensazione indescrivibile.”
Il nostro simbolo è la Y. Un simbolo esoterico che rappresenta il bivio, la scelta. Quando sei in mezzo alla Y puoi scegliere tra due vie: una facile e una difficile. La difficile, spesso, garantisce risultati migliori nonostante un percorso più arduo. Ti sei mai trovata davanti a una scelta del genere nella tua vita e quali conseguenze ti ha portato?
“Chi mi conosce sa che la mia vita è stata piena di ostacoli e sacrifici dovuti soprattutto alla mia sordità. Ho dovuto scegliere il più delle volte strade difficili per poter raggiungere un obiettivo e ciò mi ha permesso di essere quella che sono. Anche lo sport è fatto di sacrifici, difficoltà, ansie e fatiche fisiche, ma quando arrivi a dei risultati ti accorgi che se credi in qualcosa niente è impossibile, così come nella vita.”
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