Lupo, un anno da ricordare

L’Avellino ha concluso da pochi giorni una stagione a dir poco fantastica. Dopo i tragici momenti della scorsa estate, si è ripartiti e, soprattutto, lo si è fatto alla grande. La nuova dirigenza, targata Sidigas, ha dimostrato a tutti di lavorare nel migliore dei modi e di essere entrata appieno nei complicati meccanismi del mondo calcio. Di certo, c’è da tenere i piedi per terra ma si possono trarre i primi bilanci da questa bellissima stagione.

Non è stato tutto “rose e fiori”, e chi ha seguito le sorti della compagine biancoverde fin dal match di Ladispoli ne sa qualcosa: è stato un inizio con il freno a mano tirato. La dirigenza, dati i tempi strettissimi, non ha avuto modo di operare nel migliore dei modi. Diversi giocatori non si sono dimostrati all’altezza della situazione. La guida tecnica di inizio anno non aveva ben chiaro che l’Avellino, in questa categoria di dilettanti (non ce ne voglia la Serie D), avrebbe dovuto essere soltanto di passaggio. Ma si sa, agli errori si può trovare rimedio. E così è stato.

Per fortuna, anche grazie all’avvento di Giovanni Bucaro e Daniele Cinelli sulla panchina irpina, questo è stato possibile. L’Avellino, dopo un’annata che si potrebbe definire “di transizione”, è tornato nel mondo dei professionisti. Una cavalcata trionfale, grazie alla quale i lupi, nel girone di ritorno, hanno inanellato una serie di 16 vittorie in 19 partite. Un ruolino di marcia impressionante. Solo una squadra è riuscita a tenere il passo: il Lanusei. I sardi, a cui vanno grandi meriti sportivi, hanno sfruttato il grande vantaggio derivato anche dal disastroso girone d’andata dell’Avellino, ha poi ceduto lo scettro di capolista nello spareggio di Rieti.

Una giornata memorabile quella del 12 maggio 2019. Lo stadio “Centro d’Italia-Manlio Scopigno”, è stato letteralmente invaso da oltre cinquemila cuori biancoverdi, che hanno dato spettacolo per tutta la partita, di fatto trascinando la squadra verso quel traguardo chiamato Serie C. Alla fine dei conti, questa Serie D, per quanto difficile, arcigna e deprimente ha fatto bene a tutti i tifosi irpini. Questo fantastico gruppo, nel quale vanno annoverati staff tecnico, calciatori e dirigenza, è stato in grado di riaccendere un contagioso entusiasmo in  un popolo che, dopo un’estate turbolenta come quella dello scorso anno, lo aveva ormai perduto; è stato capace di lavorare di squadra e di raggiungere un obiettivo al quale pochi credevano.

E poi, la ciliegina sulla torta: la vittoria della Poule Scudetto di Serie D in quel di Perugia. Battere il Bari, rivale storico, in un Partenio addobbato a festa, sarebbe bastato per fare contenti tutti. Invece no. I ragazzi di Bucaro sono andati oltre, hanno regalato un’ulteriore gioia alla piazza. Una piazza storica, matura, capace di accettare una sfida che in poche avrebbero affrontato in questo modo. In molti hanno pensato che la passione per quella maglia si sarebbe sopita. Non è stato così, anzi. Si è toccato il fondo e, con la collaborazione di tutti, è iniziato un percorso di rinascita.

Intendiamoci, questo è solo il primo tassello. Ma, come si suol dire, chi ben comincia è a metà dell’opera. L’Avellino è pronto per una nuova stagione. Quella della stagione appena trascorsa è stata una favola bellissima. Ma bisogna tornare immediatamente sul pianeta Terra. C’è bisogno di farsi trovare pronti per costruire un organico che sia all’altezza della situazione. La Serie C ci aspetta e, con quest’ultima, tutte le difficoltà che riserva. Ritorneremo ad assaporare grandi sfide. Ora è il momento di alzare l’asticella. L’Avellino deve tornare dove gli spetta. L’Avellino deve tornare grande. Si spera, nel minor tempo possibile.

foto: LND

Francesco Rosa

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