Per il 35° anno consecutivo, la realizzazione del trofeo della Coppa Italia è stata affidata all’azienda irpina Iaco Group S.r.l., fondata dall’attuale Presidente Igino Iacovacci nel 1978 e guidata dal CEO Alberto Iacovacci, che è riuscito a valorizzare il brand anche oltre i confini italiani. Un po’ di Irpinia, dunque, nell’ultimo atto della competizione nazionale, che vedrà di fronte Atalanta e Juventus al “Mapei Stadium” di Reggio Emilia.
Una coppa tanto bella quanto semplice, placcata in oro (circa 8kg di peso) e da sempre apprezzata dai club partecipanti a tale torneo. Un lungo matrimonio fra il calcio italiano e il gruppo con sede ad Avellino, Vicenza e Lugano (Svizzera): 35 anni di storia difficili da dimenticare, soprattutto per una società partita dal basso e arrivata a produrre i trofei delle maggiori competizioni UEFA.
Un’edizione della TIM Cup piuttosto particolare, sia per i noti motivi legati alla pandemia sia per le recenti decisioni prese dalla Lega Serie A, sotto la supervisione della FIGC: la finale odierna, infatti, regalerà sprazzi di normalità, con il ritorno in uno stadio di 4.300 tifosi (20% della capienza massima del “Mapei Stadium) chiamati a rispettare il preciso protocollo anti-Covid disposto dalle autorità competenti e dalle massime istituzioni calcistiche. Per la prima volta, dopo 7 mesi, gli appassionati di calcio assisteranno ad un evento calcistico dal vivo, presentando nelle zone di prefiltraggio il cosiddetto “green pass” (tampone negativo 48 ore prima dell’evento, vaccino effettuato, effettiva guarigione dal virus, ndr).
Questa, inoltre, sarà l’ultima edizione della Coppa Italia che comprenderà anche squadre di Lega Pro e Serie D (7 ogni anno partecipano al primo turno preliminare, ndr), visto il cambio di format varato dalla Lega Calcio lo scorso 6 maggio. Prima del calcio d’inizio, accanto al trofeo made in Irpinia, ci sarà la nota cantante Annalisa, chiamata ad intonare l’inno di Mameli.
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