AVELLINO CALCIO – Conferenza stampa di presentazione per Massimo Rastelli, nuovo responsabile tecnico della prima squadra biancoverde. Dopo la vittoria di Francavilla Fontana, che ha parzialmente rilanciato le ambizioni dei Lupi, il neo trainer dell’US Avellino ha avuto modo di parlare del suo impatto sullo spogliatoio irpino, del progetto tecnico a medio-lungo termine e del prossimo big match con il Catanzaro.
Le dichiarazioni di Massimo Rastelli nella conferenza stampa di presentazione
Queste le parole di mister Rastelli in sede di presentazione: “È un piacere tornare qui, è un piacere essere tornato dove si sono fatte grandi cose, sono contentissimo di essere qui. Se sono tornato, è perché ho visto i presupposti giusti per intraprendere un percorso importante. Se ho accettato è perché io e la società abbiamo un’idea comune.
La trattativa? Ho visto la chiamata di Enzo domenica mattina, perché quando mi ha chiamato sabato sera stavo già dormendo. Ci siamo sentiti e la chiamata di Enzo ha smosso un po’ le acque. Poi c’è stata la chiamata del Presidente e sono state dette le parole che volevo sentire. Si è acceso un po’ il fuoco. Ho chiesto qualche ora per rifletterci, per capire il da farsi, ma dopo un paio d’ore ho richiamato la proprietà e ci siamo messi a tavolino. Ho accettato questa sfida stimolante, difficile, che richiederà un lavoro importante e sono pronto ad affrontarla.
L’unico calciatore che ho già avuto alla mia dipendenza è Marcello (Trotta, ndr). Tanti altri calciatori li ho avuti da avversari, ma poi li conosci bene soltanto quando ce l’hai sotto mano, quando ce l’hai alle tue dipendenze. Conosci il carattere, la predisposizione, tutto quello che serve ad un allenatore per conoscere un giocatore. Abbiamo avuto due allenamenti la settimana scorsa, il primo vero allenamento è stato venerdì e il mio compito è stato quello di fare le cose più semplici possibili, lavorando sulla testa e dando poche informazioni ai calciatori. Ho spiegato loro l’importanza di indossare questa maglietta, il simbolo del Lupo, che noi dobbiamo interpretare in campo e non solo indossare sulla maglietta. A Francavilla si è visto soprattutto nella prima mezzora, poi tatticamente lavoreremo su varie cose e vedremo il da farsi.
Il Catanzaro? Sappiamo a cosa andiamo incontro, che squadra è il Catanzaro, ho visto 4-5 partite dei nostri prossimi avversari. Ci stiamo lavorando, sappiamo cosa dobbiamo fare e il resto lo vediamo domenica.
Io so cosa mi aspetta, ma a me non ha regalato mai niente nessuno. Sono arrivato in Serie A perché ho vinto i campionati, ho lavorato tanto e ho conosciuto tanti calciatori, anche di altissimo livello. Nel 2015 abbiamo sfiorato un sogno, poi si è creata un’opportunità professionale e uno deve fare anche delle valutazioni in tal senso. All’epoca mi aspettavo la contestazione dei tifosi, per il bene che mi volevano, ma sappiamo che risorsa possono essere per noi. Sappiamo quanto possono essere importanti, il nostro uomo in più. Ho preso tutto il bene da questa piazza e da questa tifoseria, nonostante ci siano stati momenti difficili. Il tifoso va rispettato in quanto tale, così come andate rispettati voi della stampa, che fate un lavoro importante e difficile. Non sarete mai chiamati da me per aver rivolto a me delle critiche.
Non mi interessa quello che è successo prima di me. A me interessa aver valutato attentamente la mia rosa, i miei calciatori, le cose che ci sono da migliorare e su cui lavorare. Io sono stato spettatore esterno delle vicende dell’Avellino, seguite sempre con affetto: credo si sia partiti come se la squadra fosse retrocessa, come se fosse tutto nero e non con la voglia di ripartire dopo un’annata difficile. Tocca a me cercare di capire cosa serve a questi calciatori, cosa gli passa per la testa, tenendo conto del campionato che stiamo affrontando e delle difficoltà che ci sono in questo percorso. Ho l’esperienza per vivere e gestire certi momenti, ma c’è bisogno di tutti. Ora dobbiamo pensare alla prossima partita, al Catanzaro, a mettere il prossimo mattoncino, senza guardare troppo in là.
I fuori rosa? Forte, che naturalmente è stato reintegrato, così come Scognamiglio e Sbraga, che sono stati riportati all’interno del gruppo e partecipano attivamente a tutti i nostri allenamenti. Se ci sarà bisogno, più avanti, li ributteremo dentro, ma è un percorso difficile, considerando che non giocano da 4-5 mesi. Non mi è mai piaciuto lasciare nessuno indietro.
Dobbiamo essere bravi a coniugare crescita di gruppo, mentalità e risultati, nel corso delle prossime settimane. La visione è quella, è comune con il presidente e la proprietà, ma adesso dobbiamo pensare al presente, senza andare troppo in là con i pensieri.
Il mio staff? C’è Dario Rossi, il mio secondo, il preparatore atletico Fabio Esposito e Marco Cossu, collaboratore tecnico che mi segue sin dall’esperienza di Cagliari. Ritrovo Pietro La Porta e Angelo Pagotto, due figure professionali importantissime per me. David Dei? Speriamo riesca a risolvere quanto prima i suoi problemi, lo aspettiamo a braccia aperte. Farà qualcosa di diverso dal preparatore dei portieri, chiaramente.
Ritroverete lo stesso Massimo Rastelli di 10 anni fa, per carattere e valore umano. È normale che sono un allenatore più completo, avendo affrontato tante esperienze che mi hanno aiutato, così come mi hanno aiutato i tanti calciatori che ho allenato negli ultimi anni. All’epoca ero un allenatore più giovane, che voleva e doveva emergere nel calcio che conta; oggi torno in una piazza in cui si è fatto bene e le motivazioni sono tantissime.
Non sono mai stato contattato in estate dal Direttore. C’eravamo visti l’ultima volta a inizio febbraio scorso, prima che lui diventasse il direttore sportivo dell’Avellino. Ci vedemmo per cose nostre e per la nascita della sua seconda figlia. Carta bianca su rosa e mercato? Loro sanno che allenatore hanno preso. Hanno preso prima di tutto un uomo che è nel calcio da 40 anni e, quindi, penso di avere l’esperienza giusta per guidare la squadra anche in certi momenti. C’è un lavoro da fare e abbiamo una linea comune per il futuro.
Il mio mestiere è anche essere un po’ psicologo, perché i tanti anni da calciatore ti insegnano a confrontarti con lo spogliatoio, sapendo cosa pensano i giocatori. Nella mia precedente esperienza, avevo sempre con me un confidente come Pietro Bianco, che mi ha aiutato tanto a cercare la chiave giusta con i ragazzi. Ognuno ha la sua chiave, ognuno ha il suo carattere, non dimentichiamoci che sono ragazzi. Sono dei professionisti e devono essere trattati come tali, anche se a volte vengono criticati per quanto percepiscono. Bisognerebbe essere un po’ più umani a volte.
Taurino? Non l’ho sentito, ma da allenatore capisco tutte le difficoltà che ha affrontato. Gli mando un saluto e ci sarà modo di sentirci molto presto. Di sicuro ha pagato colpe anche non sue, ma il calcio è così e noi allenatori siamo sempre i primi a pagare.
Cosa si è fatto in questi primi giorni? Ho cercato di lavorare sulle motivazioni, facendogli capire cosa significa indossare questa maglia. Noi dobbiamo dare tutto, per uscire dal campo con la maglietta bagnata e la testa alta. Sono contento di quanto fatto a Francavilla, ma una rondine non fa primavera. Era solo la prima.
Il mercato di gennaio? Mi son bastate le parole del Presidente, che mi ha chiarito il loro obiettivo e le loro ambizioni. Affrontiamo al meglio le 10 partite che mancano, poi a gennaio vediamo quali caratteristiche mancano a questa squadra per il gioco che vogliamo fare. I sistemi di gioco li possiamo fare tutti, ma tutto sta nel come si interpretano.
I giovani? Non ho mai fatto o avuto problemi con loro, anche nell’anno in cui abbiamo vinto. Ne avevamo tanti, affiancati da calciatori più esperti, che li hanno aiutati a crescere.
Murano? Faccio un po’ di chiarezza: non è una punta centrale. Viene impiegato spesso in un ruolo non suo, ma sabato ha fatto tutto quello che gli ho chiesto io. E la mia pagella di Murano è ottima, nonostante le critiche e le insufficienze ricevute. Dove so che non ho alternative vado avanti per la mia strada, ma se posso lavorare su alcuni elementi ci lavoro e cerco di trarre il meglio da tutti. Di Gaudio e Kanouté? Totò era già rientrato in gruppo la settimana scorsa, mentre Kanouté si è aggregato ieri e ha fatto quasi tutto il lavoro con il resto della squadra. Ha lavorato con il gruppo stamattina e oggi pomeriggio sarà regolarmente in gruppo.
Il Catanzaro? Ripeto, conosciamo i loro numeri, conosciamo la loro forza, ma noi dobbiamo pensare a noi e al nostro lavoro. Non mi interessa parlare molto dell’avversario, noi dobbiamo pensare agli allenamenti e alla nostra crescita. Dobbiamo essere uniti e ragionare passo dopo passo, perché anche il Bari ci ha messo tre anni per salire. In Serie C, così come in altre categorie, non vince sempre la squadra migliore. Serve l’aiuto di tutti.”
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