Alex Righetti, uno dei protagonisti della straordinaria cavalcata della Scandone alle Final Eight 2008, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di YSport, ricordando la sua esperienza con la maglia dell’Avellino e parlando dell’attuale momento della squadra di Sacripanti.
Di seguito l’intervista realizzata da Gianmarco Abate.
La vittoria della Coppa Italia è stato un traguardo importante, quali altri bei ricordi ti porti dietro della Scandone e della città di Avellino?
“Mi porto dentro tanto, quella è stata un’esperienza bellissima, fantastica, una stagione superlativa. Iniziammo non benissimo in campionato, dove perdemmo le prime partite, avevamo bisogno di conoscerci meglio e appena accadde questo riuscimmo a disputare un gran campionato.
Vincemmo la Coppa Italia, ricordo il PalaDelMauro sempre pieno con i tifosi numerosissimi anche in trasferta, erano sempre presenti. Avvertivo la passione del pubblico irpino, l’atmosfera era fantastica, tutto questo fu coronato con le semifinali play-off scudetto e l’accesso in Eurolega l’anno successivo, fantastico. Ricordo Antonio del ristorante ‘Titino’ a Mercogliano, mi son trovato molto molto bene ad Avellino, porto con me un bellissimo ricordo.
La vittoria delle Final Eight 2008, qual è stato il segreto di quella squadra?
“Non credo ci siano segreti, eravamo tutti ottimi giocatori, un gruppo solido ed unito. La capacità di quella squadra era di riuscire a trovare la strada per vincere le partite anche in una situazione di difficoltà. Certo c’è voluto un pizzico di fortuna perchè Siena che quell’anno era imbattibile, la squadra sulla carta più forte uscì subito dalla competizione e quindi a quel punto si era creata l’occasione importante per vincere qualcosa dato che tutti avrebbero potuto alzare la coppa dopo l’eliminazione della Montepaschi Siena”.
Con i tifosi c’è stato qualche screzio dopo esserti congedato da Avellino, cosa vuoi dire ai tifosi della Scandone oggi?
“Voglio dire ad Avellino che ho un ricordo bellissimo dei tifosi e di quell’anno mi è rimasto molto dentro. Porto nella mente e nel cuore i tifosi della città di Avellino, è stato anche grazie a loro se abbiamo ottenuto grandi risultati.
Si è vero ci sono stati screzi gli anni dopo perchè c’è stata una situazione gestita male con qualcuno ma queste sono cose che fanno parte del gioco, accadono nello sport. La stagione dopo la vittoria della Coppa Italia ad Avellino si ripartì praticamente da zero, quasi tutti i giocatori andrarono via per mete più ambite, mi è dispiaciuto essere stato io l’unico bersaglio ma porto dentro di me solo cose positive”.
Come mai sei andato via da Avellino dopo la magica stagione del 2008?
“Ho ricevuto l’offerta da parte di Bologna dove c’era un progetto importante, la società voleva vincere a tutti i costi qualcosa, è chiaro che nel momento in cui ad Avellino si era smantellata la squadra e dall’altra parte ho avuto questa nuova importante sfida, ho deciso di cambiare. Purtroppo di quella squadra smantellata sono stato preso di mira io ma sono andati via anche tanti altri come Smith, Cavaliero, Green, Burlacu ed altri. Ho un ricordo magnifico di Avellino sia come esperienza vissuta da giocatore che come uomo.
L’esperienza delle Olimpiadi 2004 e la Coppa Italia del 2008 vedi delle similitudini?
“Un’esperienza magnifica, un passo importantissimo per la mia carriera, arrivare fino in fondo è stato qualcosa di unico ed inaspettato. Un percorso bellissimo, fatto di sacrifici anche degli anni prima per arrivare all’appuntamento Olimpico in quel modo. Si, sono d’accordo, nessuno si aspettava sia per la Scandone(2008) che per l’Italia(2004) di fare un percorso di quel tipo, sono stati entrambi traguardi importanti entrambi frutto di sacrifici. Sia con l’Italia che con la Scandone c’era l’idea di fare gruppo ed essere allenati in modo straordinario da due grandi coach che stimo molto”.
Hai lavorato con coach Pino Sacripanti. È l’uomo giusto per portare i lupi al trionfo?
“Sì, spero che Avellino vinca qualcosa di importante, lo auguro al pubblico iripino. Su Pino Sacripanti posso dire che ha capacità tecniche e tattiche incredibili, ma lo stimo ancor di più come persona.
E’ un coach molto preparato, non lascia mai niente al caso, mette a suo agio i giocatori che ha in squadra, parla molto con i giocatori. Sacripanti riesce sempre a trasmettere tanta fiducia, ho stima di lui, sinceramente vi auguro di poter alzare un trofeo. Un grande abbraccio al coach ed un saluto al pubblico di Avellino”.
Hai un ricordo particolare della famiglia Ercolino?
“Ci tengo molto a ricordare quando la moglie di Enzo ci invitava a casa e cucinava per tutta la squadra, Luigi e lo stesso Enzo sono persone che porterò sempre nel cuore”.