SERIE C – Intervistato dai microfoni di Virgilio Sport, Luigi Silvestri ha ripercorso le tappe dello straordinario campionato del Cesena di Mimmo Toscano, svelando i segreti di una cavalcata che nasce da lontano, tra conferme e novità. È stata anche l’occasione per tornare sul suo passato ad Avellino, con un occhio a ciò che succede negli altri gironi, dominati dalle sorprese Mantova e Juve Stabia. Guardandosi indietro, i rimpianti non mancano.
La Serie B, mai vissuta da Silvestri in carriera, sta per diventare realtà: “Aspettiamo la matematica, ovviamente… Poi ne parliamo della Serie B. Ad oggi, così come quando sono arrivato ad Avellino, ho fatto lo step mentale necessario. L’ho fatto quando ho lasciato Potenza e sono arrivato ad Avellino, approdando in una piazza che ti valorizza tanto, ma che non è una piazza facile. Non mi sono mai mancati carattere e personalità, però mi mancava quello step mentale. Mi sentivo già pronto 2-3 anni fa. Abbiamo sfiorato la Serie B con i Lupi, alla fine di un campionato in cui ho subito un infortunio nel momento migliore mio e della squadra. Sono stato male per questo. Mi sento abbastanza maturo, sto bene a livello mentale e fisico, quindi pronto per poterla giocare. Non vedo tanta differenza tra Serie C e Serie B, anche se forse c’è un po’ di qualità in più. Ho visto tanti miei ex compagni, come Dossena e Carriero per esempio, fare il salto e fare bene. Dossena gioca addirittura in Serie A. Anche in B hanno due braccia e due gambe come noi insomma, è una categoria tutta da scoprire per me, non avendola mai fatta”.
Ad Avellino, il rimpianto più grande della carriera di Gigi Silvestri: “Facemmo una stagione ottima, il primo anno, arrivando a pari punti con il Catanzaro, alle spalle di una Ternana fuori categoria. Un grande campionato, con 4 gol, eravamo la miglior difesa, con tanti risultati utili consecutivi. Quando mi sono fatto male al malleolo, ne ho risentito tantissimo io, così come la squadra, perché avevamo trovato un equilibrio importante. In quel momento, tra l’altro, eravamo secondi, prima di sbagliare le ultime 3-4 partite. E non sono riuscito a dare il mio contributo nei playoff, in semifinale con il Padova, subentrando ma senza essere al meglio, perché avevo dolori e non mi ero allenato bene. Quello è il massimo rimpianto, perché io con quella squadra mi vedevo tantissimo, avevamo tanta fame, con un allenatore esperto come Braglia. E vedendo l’Alessandria in finale, che poi salì quell’anno ai rigori con il Padova, credo che ce la saremmo potuta giocare con tutti tranquillamente”.
Sulla corsa playoff, ha aggiunto: “Se devo fare un nome, dico proprio Avellino. Tifo per loro, perché è lì che sono cambiato, sono maturato e cresciuto. Ho lasciato un bel ricordo e loro lo hanno lasciato a me. Stanno superando un momento negativo, ma contano le ultime cinque partite di campionato, quelle ti dicono chi sei veramente. Poi ci sono tante altre squadre attrezzate, come Vicenza, Padova, Torres e lo stesso Benevento, che ha mantenuto l’ossatura della B con giocatori importanti”.
Leggi anche:
Serie C, Rastelli: “Taranto sorpresa del girone C, io ho voglia di allenare”
Avellino Calcio, D’Agostino: “L’arbitraggio di Giugliano, l’obiettivo e il rush finale”