Il ruolo del match analyst raccontato da Simone Bergamino: c’è un po’ di Avellino nel Napoli Primavera

La figura del match analyst nel calcio moderno. Dalla preparazione alle conoscenze, passando per le esperienze personali e il rapporto con gli allenatori e le società di appartenenza, fino ad arrivare alle precise aree di competenza in cui è necessario navigare: la redazione di Y Avellino ha avuto modo di approfondire tale figura professionale attraverso la voce di Simone Bergamino, professionista reduce da un’importante esperienza con il Benevento Calcio e oggi nuovo match analyst della Primavera del Napoli, nonché allenatore in seconda di mister Dario Rocco.

Mister, partiamo dalla fine. Dopo l’esperienza nel settore giovanile del Benevento, è arrivata la chiamata del Napoli. Come è nata questa opportunità?

“L’opportunità è nata grazie a mister Dario Rocco che ha sposato questo nuovo progetto ambizioso e importante in una società storica del calcio italiano e ha scelto di farsi affiancare da me come figura di allenatore in seconda e match analyst, ruolo che ho già ricoperto nel corso dei tre anni insieme al Benevento. Sono molto onorato di iniziare questa nuova esperienza con Dario, lo reputo il mio “padre” calcistico e lo ringrazierò sempre per tutto quello che ha fatto per me”.

In questi anni, i risultati del settore giovanile del Napoli non sono andati di pari passo con quelli della prima squadra, incassando anche cocenti delusioni. Qual è il primo obiettivo che vi siete posti come staff?

“Partiamo dal presupposto che i risultati del settore giovanile non devono essere solo ed esclusivamente vincolati al successo inteso come vittoria di un campionato, ma volti alla valorizzazione di giovani calciatori. Gli obiettivi principali sono quelli di lavorare al massimo e di costruire un gruppo solido che ci permetta, passo dopo passo, di disputare un ottimo campionato”.

La proposta del Napoli arriva grazie al lavoro svolto con il Benevento, insieme a mister Dario Rocco. Raccontaci l’esperienza nel Sannio.

“I tre anni passati al Benevento sono stati molto importanti perché mi hanno permesso di crescere in una delle realtà più importanti del panorama giovanile italiano. In primis i ringraziamenti vanno fatti alla società e alle figure di Diego Palermo, Simone Puleo e Daniele De Nigris, loro sono il motore di questa grande macchina. Ho avuto la fortuna di conoscere e collaborare con colleghi come Vincenzo Cirillo, Carlo Zotti, Antonio Chiavelli e Antonio Gemma, che nel corso degli anni mi hanno aiutato in ogni singola situazione. Un ringraziamento va fatto anche a tutti i ragazzi che ho avuto il piacere di allenare, spero che ognuno di loro possa raggiungere traguardi importanti”.

Sarai ancora una volta il braccio destro di mister Rocco, nei panni di vice allenatore e match analyst. Cosa divide e cosa unisce questi due ruoli?

“Svolgere questi due ruoli all’interno dello staff tecnico mi permette di vivere le esperienze da campo, programmare e coordinare le sedute di allenamento e seguire la squadra in panchina durante le partite. Inoltre, a tutto questo abbino anche il lavoro di analista, che è quello che mi rappresenta di più, nel quale vado a preparare delle video analisi per singoli e squadra.

Figura del match analyst che, peraltro, è diventata centrale nel calcio moderno. Anche il più vicino Avellino, su indicazione di Michele Pazienza, ha deciso di aggiungere allo staff questa figura professionale. Una scelta che può portare (anche) punti in un campionato come quello di C?

“La mia prima esperienza da match analyst è stata in una squadra di Eccellenza, quindi mi sorprende come una società blasonata come l’Avellino, che punta ogni anno al salto di categoria, solo adesso si sia resa conto della necessità di aggiungere una figura del genere nello staff tecnico. Non posso assicurarti che una figura così possa portare dei punti in più nell’arco del campionato, ma sono certo che nel calcio moderno risulta ormai fondamentale affidarsi a persone che svolgono questo ruolo. Un piccolo appunto che vorrei fare alla società che rappresenta la città dove sono nato e cresciuto, è quello di valorizzare le persone del territorio irpino. Mi auguro che l’Avellino possa ottenere la promozione per ritornare finalmente nel calcio che conta, perché se lo meritano tutte le persone che amano questa piazza e lo dimostrano giorno dopo giorno”.

Arrivando alle considerazioni finali. Sei riuscito a trasformare la passione in lavoro. In futuro l’obiettivo è arrivare ad affrontare un esperienza da allenatore da solo?

“Il ruolo che mi raffigura a pieno è quello di match analyst, quindi spero di crescere sempre di più sotto questo punto di vista. L’obiettivo per i prossimi anni è quello di iniziare a lavorare anche con qualche prima squadra e di fare esperienza in campionati sempre più importanti”.

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