L’uscita di scena del Crotone è senza dubbio la più grande sorpresa di questi playoff di Serie C. Una delusione cocente per i pitagorici, sconfitti nel doppio confronto con il Foggia di Delio Rossi, per campionato fatto, potenzialità della rosa ed investimenti. Gli 80 punti messi a referto nella regular season, alle spalle di un Catanzaro inarrestabile nel girone C, hanno finito per rappresentare una sorta di specchietto per le allodole, per tifosi, addetti ai lavori e lo stesso Lamberto Zauli.
Per quanto incipit e titolo di questo contenuto possano far pensare ad una totale invettiva nei confronti del Crotone e della gestione Vrenna, l’intenzione è esclusivamente quella di condurre il lettore ad una mera riflessione. Riflettere su qualcosa che non è assoluto, non è un’inscalfibile certezza che si materializza ogni anno, bensì una sottile linea che divide ed unisce il tempo e la condizione psico-fisica di una squadra di calcio. Una sottile linea lacerata dall’assenza di obiettivi, prima, e dalla comprensibile fragilità della tenuta mentale, poi. Con il tempo, appunto, a scandire tutto questo.
Un fallimento (quasi) annunciato. I 4,5 milioni di euro (più bonus) incassati dalla cessione di Junior Messias al Milan sembravano aver ammortizzato il bagno di sangue provocato dalla doppia retrocessione dalla A alla Lega Pro, categoria nella quale i calabresi sono tornati nel 2022 dopo 13 anni di navigazione nel calcio che conta. Tuttavia, dalle aggressioni ai calciatori protagonisti dell’ultimo campionato in cadetteria ad un mercato estivo faraonico, complice il ritorno in patria del DG Raffaele Vrenna (figlio del patron, ndr), il restart pitagorico non è stato certo dei più lineari. Una rivoluzione parziale, con la permanenza di alcune colonne con ingaggi a dir poco onerosi e una compagine costruita attorno all’estro di Cosimo Chiricò, con tantissime alternative in tutti i reparti.
Nel girone d’andata, tra qualche inevitabile alto e basso, il Crotone tiene il passo dei rivali giallorossi, chiudendo a quota 45 dopo 19 giornate, a -5 dalla vetta della classifica. Nulla è perso, giustamente. Il mercato di gennaio lo conferma, con gli immediati arrivi di giocatori del calibro di D’Errico e D’Ursi, più rincalzi di spessore come l’ex Feralpisalò Cernigoi. Gennaio, però, è anche il mese in cui tutto viene vanificato: il Catanzaro di Vivarini continua a macinare vittorie, mentre gli Squali vengono frenati in una settimana da Monterosi e Potenza, lasciando per strada 4 punti di platino.
Il Crotone, di fatto, archivia il suo campionato il 6 febbraio 2023, con più di 60 giorni d’anticipo rispetto alla naturale chiusura della stagione regolare: la pesante sconfitta di Avellino (3-1 al “Partenio-Lombardi”, ndr) non costa soltanto la panchina a mister Lerda, ma condiziona in maniera ineluttabile il prosieguo dell’annata rossoblù, con Gomez e compagni in un lampo a -11 dalla capolista. Ci si ritrova persi nel vuoto, con un allenatore da scegliere e da gettare nella mischia, in un momento tanto interlocutorio quanto “inutile”: sicuri del secondo posto, grazie al suicidio sportivo del Pescara nel 2023, e impossibilitati a raggiungere il primo.
Il 13 marzo, allo “Scida”, arriva anche la pietra tombale sul discorso promozione diretta. Il pari interno con il Catanzaro spazza via anche l’ultimo briciolo di speranza. Una squadra mentalmente scarica, senza obiettivi, si ritrova in balìa di un nemico molto più grande e temuto: l’attesa. Un attesa destinata ad aumentare ulteriormente, per i ricorsi e i casi pendenti in sede di giustizia sportiva, che costringono la Lega Pro a posticipare il ritorno in campo dei rossoblù al 27 maggio. Più di un mese dopo la fine della regular season. A 110 giorni da quel 6 febbraio.
Quando vedi la meta così lontana, senza certezza alcuna, ti sgretoli. A Zauli va dato atto di averci provato, anche a tenere alta la concentrazione nella post season, con continue amichevoli e allenamenti a buona intensità. Ma l’attesa finisce poi per scontrarsi con tensione e aspettative. Le ambizioni di una rosa costruita per vincere subito, per non rimanere attorcigliata nell’inferno della Serie C, all’indomani della recente discesa verticale. Un organico esperto (età media 27 anni, ndr), di qualità, dal valore complessivo superiore agli 8 milioni di euro, con una società forte e solida alle spalle. Eppure, nell’anno del centenario del club, non si è riusciti a trovare il bandolo della matassa, anche per meriti altrui.
E ora? Difficile “smontare” uno spogliatoio di tale livello. Servirà continuità progettuale, al di là dell’imminente cambio di guida tecnica. Progetto, visione ed organizzazione, senza necessariamente un “extra-budget” figlio di rabbia e delusione. Così, il Crotone sarà di nuovo in prima fila ai nastri di partenza della prossima stagione, con la consapevolezza che in Serie C le risorse non sono (mai) infinite.
IL GIRONE C DI SERIE C AD OGGI
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