Avellino Calcio, il bilancio di fine anno del presidente D’Agostino

Al tramonto del 2024, è tempo di bilanci anche in casa US Avellino. Nel salotto di Prima Tivvù, il presidente Angelo Antonio D’Agostino ha tracciato il suo consuntivo al termine di quest’anno solare, caratterizzato da tante delusioni e qualche soddisfazione, in attesa di centrare l’obiettivo prefissato in quel lontano marzo 2020.

Le dichiarazioni di fine anno del presidente D’Agostino

Il resoconto del presidente D’Agostino non poteva non partire dall’amaro pareggio con la Juve Stabia, una delle sliding door dello scorso campionato: “Questa è stata una partita emblematica, che ci ha segnato un po’, perché fino a quella data la differenza tra noi e la Juve Stabia non era così ampia, si poteva prendere insomma. Poi, prendere gol da un nostro ex, Mignanelli, ha fatto ancora più male. Allo scadere poi, ha fatto male sicuramente. Non mi sono mai scoraggiato, personalmente, perché ho il compito e la responsabilità di incoraggiare le persone anche quando le cose non vanno bene. Sono episodi, non c’era sconforto. Brutta batosta sì, perché lì abbiamo capito che era più difficile raggiungere la promozione diretta. Ricordo che non andai negli spogliatoi, perché quando si è delusi il nervosismo ti porta a rovinare anche quello che c’è di buono.

Sulla sconfitta ai playoff, al termine del doppio confronto con il Vicenza: “Ricordo che non sono potuto andare a quella partita perché ero impegnato al mio paese, a Montefalcione, ma avevo un amico che era vicino a me e mi aggiornava costantemente. Poi sono riuscito a vedere il finale e abbiamo fatto anche bene. È mancato veramente quel poco per potercela fare, quella è stata una brutta serata. Avevamo fatto bene con il Catania e ci è mancato davvero poco”.

Come si è ripartiti: “Devi metabolizzare la sconfitta, riflettere e pensare subito al futuro, rendendoti conto che è andata così e non si può tornare indietro. Perché più della delusione non ti resta nulla, è chiaro che ci rimani male. Ma la cosa che puoi e devi fare è ripartire subito, per voltare pagina quanto prima. Come ho reagito? Non sono uno che si sfoga o che litiga con le altre persone quando sono nervoso. Mi chiudo in me stesso, mi prendo un momento e poi riparto. Poi, i confronti accesi ci sono stati anche con mio figlio Giovanni, ma è normale. La serata di Vicenza è stata sicuramente brutta e difficile da digerire, perché è passata tutta la serata ed eravamo tutti delusi davanti al maxischermo del bar. Ci siamo noi che ci mettiamo soldi e strutture, ma soprattutto la delusione dei tifosi, che ti fa rimanere male e ti sconforta. Ho dormito poco quella notte”.

Sulla conferma dello staff e dell’area tecnica in estate: “Una scelta maturata dopo il campionato che è stato fatto. Avevamo iniziato con un altro allenatore, poi è arrivato Pazienza e con lui c’è stata una ripresa, modificando un po’ tutto e arrivando lì ai playoff. È sempre una sconfitta. Come dico sempre, vince chi mette sul piatto il miglior progetto calcistico, non chi mette più soldi. Non è una sala giochi. Confermando la struttura, abbiamo dato la possibilità anche a Pazienza di fare un campionato intero, partendo da zero e facendosi la squadra con l’aiuto dei direttori. E invece è andato peggio”.

Sulla costruzione della squadra: “Il calcio è cambiato, perché è cambiato il metodo ed è cambiato tutto. Perinetti è una persona che ho sempre stimato per il suo passato calcistico, ma forse era più adatto per la Serie A, piuttosto che per la C. Perché qui è un calcio moderno e serve gente che corre, con fame, a differenza di quanto accade in Serie A”.

Sulla scelta di Biancolino: “Scelta coraggiosa, sicuramente, in quel momento, ma anche ragionata. Mister Biancolino è una persona che ha grinta, che ha voglia, è un gran motivatore. Se la squadra costruita in estate è forte, con uno come Biancolino è possibile far venir fuori le qualità di ognuno di loro. Ci sono giocatori dal passato abbastanza rivelante e abbiamo pensato che Biancolino fosse la persona giusta. Abbiamo provato con Biancolino, ma ne ero già convinto prima e che si potesse fare bene. Si può fare ancora meglio, perché lui è uno di famiglia per l’Avellino, avendo fatto benissimo anche l’anno prima in Primavera. È una persona vincente, una persona positiva, quindi avanti così. Sta avendo una media punti importante, saremmo stati primi se fosse partito dall’inizio alla fine del girone d’andata. Poi, è chiaro, in campo ci vanno sempre i calciatori”.

Sul rinnovo del neo tecnico biancoverde: “Mister Biancolino è una persona che apprezzo molto, perché non è una persona venale ed è uno a cui piace il calcio. Vale molto questo aspetto, questa qualità. Il calcio è una cosa bella, tutti vorrebbero fare i calciatori e tutti vorrebbero allenare una squadra di calcio. Al fianco del divertimento, c’è anche una parte economica. E bisogna avere un obiettivo, lui ce l’ha. Biancolino pensa prima alla squadra e al gruppo. Fin quando Biancolino resta in quest’orbita, fa sempre bene. Quando comincia a pensare solo i soldi, non va bene più. Noi abbiamo visto, per esempio, Rastelli che ha pensato solo ai soldi e abbiamo visto dai risultati… Lo abbiamo visto fino all’ultimo”.

D’Agostino è poi tornato sulla notte dell’esonero di Pazienza e dell’intera area tecnica: “Biancolino aspettava che lo chiamassimo, perché dovevamo prima parlare con Perinetti e Pazienza, dopo l’ennesima partita così… Non potevamo non mandarli via se volevamo fare qualcosa di buono. Pazienza mi ha detto: non so che è successo, qui non mi stanno più a sentire… E io ho detto ‘ma come, perché non me l’avete detto prima?’. Prima diciamo che è tutt’apposto e poi viene fuori che non è così, ma poteva emergere anche qualche settimana prima. Ti fai la squadra di 20 campioni, ma poi ne devi portare 11 a giocare… Ci vuole equilibrio, altrimenti ci vuole una persona con un carattere altrettanto forte per gestire dei giocatori con un carattere così forte”.

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