AVELLINO CALCIO – Nel corso di un’intervista concessa ai microfoni de LaCasadiC.com, portale diretto da Gianluca Di Marzio (Sky Sport), Giovanni D’Agostino ha avuto modo di tracciare un bilancio dei suoi tre anni alla guida dell’US Avellino: dal suo rapporto con il padre alle difficoltà che si incontrano nel gestire la propria squadra del cuore, fino ad arrivare alle questioni di natura tecnica, che hanno spinto la proprietà biancoverde a fare investimenti importanti anche nell’ultimo mercato di gennaio.
“Guidare la società della propria città – ha detto l’Amministratore Unico dell’IDC – credo sia una condizione molto più difficile rispetto a quella che affronta chi guida club a cui non è legato dal punto di vista affettivo e territoriale. Anche se vai al bar si sente una pressione costante. Da un parte c’è il privilegio e l’onore, dall’altra il peso delle aspettative e delle responsabilità. Bisogna restare lucidi.
Nell’Avellino ognuno si assume le sue responsabilità in base al ruolo che ricopre – ha aggiunto D’Agostino Jr –. Ci confrontiamo quotidianamente, ma mi lascia molta libertà di azione. Lo stesso vale per il direttore sportivo De Vito. Con mio padre abbiamo un rapporto di odi et amo come qualsiasi genitore con suo figlio. Ho visto mio padre crescere dal punto di vista imprenditoriale negli ultimi trent’anni. La nostra realtà è passata da una quindicina di dipendenti a oltre cinquecento.
Il calcio è difficile. Non c’è mai la certezza che una scelta che prendi ti porterà ai risultati che desideri. Ci sono delle variabili imprevedibili e imponderabili. Chi spende di più non sempre vince e, in fondo, questo sport e questo mondo sono belli anche per questo. In tre anni abbiamo vissuto di tutto. La pandemia, le porte chiuse. Momenti più e meno belli. Sono stati giorni, settimane e mesi duri. In cui siamo cresciuti tanto sia sotto il punto di vista professionale sia umano.
Abbiamo investito tanto, complessivamente quasi 20 milioni di euro, – ha svelato D’Agostino – ma è come se gestissimo un bene pubblico con fondi privati. Molti lo sottovalutano. Tutti si sentono proprietari dell’Avellino perché è effettivamente un bene della comunità. Non mi aspetto riconoscenza, perché in questo ambiente come in tanti altri ce ne è poca, ma sono convinto che se continueremo tenendo la barra a dritta, programmando, ci toglieremo delle belle soddisfazioni. Spero che il meglio debba ancora venire”.
Nessun rimpianto, soprattutto quest’anno: “Non c’è una scelta che non rifarei perché fa tutto parte del nostro percorso, tra alti e bassi. Le aspettative che hanno accompagnato il nostro arrivo hanno, forse, acuito le divisioni, ma il raggiungimento degli obiettivi sarà la conseguenza del nostro lavoro. Dovremo sbagliare ancora per migliorare e raggiungere la nostra dimensione più adatta, per blasone, tifo e potenziale a livello societario, ovvero la Serie B. Per questa stagione non ho né rimpianti né rimorsi perché il Catanzaro sta disputando un campionato per cui sarebbe stato in ogni caso imprendibile. Sta battendo tutti i record.
Noi potevamo e volevamo essere più in alto, ma ce la giocheremo nei playoff. Secondi, terzi, quarti o quinti cambia poco. I playoff sono un campionato a parte e conta come ci arriveremo in termini di consapevolezza, forza psicologica e freschezza atletica.
Ricciardi, Maisto, Moretti, Russo, solo per citarne alcuni, hanno avuto modo di confrontarsi con una piazza difficile e farsi valere – ha ribadito Giovanni D’Agostino -. Ora fanno gola a tante società e ci fa piacere. Ci aiuteranno a raccogliere quello che abbiamo seminato dopo non aver badato a spese per rifondare l’Avellino. A partire dal settore giovanile”.
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