AVELLINO CALCIO – Nel corso di un’intervista concessa ai microfoni di TuttoMercatoWeb.com, Giovanni D’Agostino è tornato a parlare delle attuali problematiche e delle ambizioni dell’Avellino in questa stagione, strizzando un occhio al futuro e senza dimenticare gli investimenti fatti registrare soprattutto nell’ultimo mercato di gennaio.
Qui di seguito i principali passaggi dell’intervista rilasciata dal dirigente biancoverde: “Grazie al cambio in panchina, al netto della crescita della squadra che è sotto gli occhi di tutti, abbiamo buttato le basi per un progetto anche futuro, – ha detto Giovanni D’Agostino – tanto che Rastelli ha con noi un contratto pluriennale. Di conseguenza, sono arrivati poi gli investimenti sul mercato, fatti anche per il domani, c’è un discorso di prospettiva dietro. Certo, gli investimenti, anche importanti, non sempre combaciano con risultati immediati, ma guardare al futuro non significa aver deposto le armi, anzi, il miglior piazzamento possibile in zona playoff rimane l’obiettivo.
È un anno in cui il Catanzaro sta facendo un campionato a sé, – ha ribadito l’Amministratore Unico dell’IDC – ma noi non molliamo. Consapevoli di avere anche le basi per programmare qualcosa di importante. Basti pensare a come abbiamo valorizzati, non per prendere soldi ma perché in loro ci credevamo, tanti giovani: come noto, per regolamento, c’è un tetto di 271′ da dover rispettare per poter prendere i contributi dei giovani, noi per circa 70′ non ci rientriamo ma non è importante, diamo spazio alla meritocrazia e al futuro, complice poi anche il grande lavoro in quest’ottica del direttore De Vito.
Non è la qualità che fa la differenza in un torneo come il nostro, – ha precisato il figlio del patron dell’US Avellino – ma la fame, l’umiltà, cose che alle volte a noi sono un po’ mancate: lo dimostra il fatto che non abbiamo mai centrato più di due vittorie di consecutive.”
E sulle recenti decisioni arbitrali piuttosto discutibili, D’Agostino ha aggiunto: “Potrei stare a parlare dei dati che ci riguardano, come a esempio i soli 3 calci di rigore a favore e i 6 contro, ma sugli arbitri voglio fare un ragionamento diverso. Purtroppo in Serie C non vengono considerati come professionisti, nonostante siano spesso proiettati a una carriera in tal senso, il dirigere gare è per loro un secondo lavoro, e non hanno la minima assistenza tecnologica, lavorando poi a rimborso spese: non si può sempre.”
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