Avellino Calcio, 7 punti in 7 partite: responsabili tecnici e ridimensionamento

Se non cambi direzione, finisci dove sei diretto.

Ma in quale direzione si sta andando realmente? La risposta a questa domanda, in casa Avellino, sembrerebbe piuttosto scontata, se non fosse che i punti interrogativi emersi nelle prime 7 giornate di campionato hanno finito per comporre un puzzle i cui tasselli faticano ad andare al loro posto.

Su tutte, la cosa che preoccupa maggiormente è l’incapacità di saper guardare in faccia alla realtà. Una realtà che, al momento, recita: 7 punti in 7 gare, secondo peggior attacco (con Messina, Viterbese e Taranto) e sesta miglior difesa (in coabitazione con il Giugliano). I freddi numeri non lasciano spazio, apparentemente, a commenti o analisi in grado di salvare l’operato di Roberto Taurino e del suo staff. Stando a classifica e rendimento statistico, tenendo conto delle chiarissime parole del patron D’Agostino, l’esonero è attualmente la soluzione più ovvia, con i suoi pro e i suoi contro. Almeno fino all’Audace Cerignola, però, non è atteso alcun ribaltone all’interno dell’area tecnica.

Un’area tecnica che comprende inevitabilmente anche, e soprattutto, il direttore sportivo Enzo De Vito. Irpino doc, aziendalista, scudo della proprietà all’alba della trasferta di Pescara e primo responsabile delle scelte di mercato fatte in estate. Una campagna trasferimenti che ha provato a seguire fedelmente il sistema di gioco di riferimento del trainer salentino, poi abiurato dopo soli tre turni per cercare di invertire un trend offensivo che continua ad essere uno dei principali problemi della compagine biancoverde.

Individuato chi ha costruito la rosa a disposizione dell’allenatore ex Virtus Francavilla (non certo un segreto, ndr), è tempo di sottolinearne l’attuale mediocrità. Un quinto di campionato se n’è andato e non avere un centravanti sul tabellino dei marcatori è francamente imbarazzante. Russo avrà anche raggiunto quota 2 gol, da esterno d’attacco, ma non può certo essere lui il bomber di una squadra chiamata ad essere protagonista nelle zone alte della classifica. Una classifica, tra l’altro, che ad oggi vede i Lupi già staccati di 12 lunghezze dal tandem calabrese Catanzaro-Crotone, a +2 sui playout e a -3 dai playoff.

Una mediocrità, come si diceva, che non ha radici solo e soltanto nel lavoro svolto dal DS De Vito, bensì anche nella gestione tecnica precedente, che ha lasciato strascichi tangibili ed economicamente onerosi. Su tutti, Murano e Di Gaudio, il cui ingaggio (cumulato) sfiora i 300.000€ netti a stagione. Un’assurdità considerando il rapporto qualità/prezzo finora offerto da due calciatori tanto importanti quanto inutili per la causa avellinese. Mettiamoci pure il misterioso infortunio di Mamadou Kanouté, i cui esami non hanno mai evidenziato problematiche particolarmente serie (parola di Taurino, ndr), e il dado è tratto. Siamo in balìa di un organico che non è certo da buttare, ma che continua ad essere preda di problemi pregressi e di nuove situazioni mal gestite.

Taurino non ha certo tra le mani una squadra da 13° posto, ma questo lo sa perfettamente. È semplicemente una rosa nettamente inferiore a quelle di Catanzaro e Crotone, così come ha dimostrato di essere un passo indietro rispetto a Pescara e Monopoli. Da par suo, Taurino non ha mai allenato il vero Avellino prima della fine di agosto, complice un calciomercato fortemente condizionato da coloro che hanno “tirato la corda” (più o meno) legittimamente, forti delle dichiarazioni rilasciate dal Presidente nella notte del 4 maggio 2022.

Ma da dove siamo partiti? Dall’incapacità di saper guardare in faccia alla realtà. È questa, forse, la maggiore responsabilità della proprietà. Oltre alle discutibili tempistiche della conferenza stampa “chiarificatrice”, senza voler fare i conti in tasca a nessuno, dire di aver speso addirittura più dello scorso anno è quantomeno grottesco. Epurazioni, taglio al monte ingaggi e attenzione al bilancio, sempre mantenendo una squadra competitiva. Questo il reale mandato che De Vito è stato chiamato a rispettare.

La parola “ridimensionamento” fa paura, è vero, ma a volte facendo un passo indietro si riesce ad avere anche maggiore slancio. L’importante è farlo per tempo.

Ah, parentesi: la storia del mancato scambio di gagliardetti a Crotone è iconica, ma fa riflettere su quanto poco si possa sbagliare in un momento del genere. Sarà lo stesso capitan Ramzi Aya, del resto, a spiegare l’accaduto nelle prossime ore. L’ambiente é sfilacciato, é affranto, disunito, disilluso, ma in tante altre piazze si è vinto e si vince anche senza l’unione di tutte le componenti (vedi Napoli, con le dovute proporzioni, ndr).

Che l’ambiente non diventi l’alibi dei perdenti.

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