Passato, presente e futuro che si intrecciano in casa biancoverde. Luigi Silvestri, difensore palermitano che ha indossato per due stagioni la maglia dell’US Avellino, si è raccontato nel corso di un’intervista ai microfoni de Il Mattino, tornando sulla sua esperienza con i Lupi e svelando alcuni particolari relativi alla stagione 2021/22, conclusasi con l’amara eliminazione dai playoff contro il Foggia di Zeman.
L’attuale centrale del Cesena, in lotta per la promozione diretta in Serie B con Virtus Entella e Reggiana, non ha certo dimenticato Avellino e il popolo irpino: “Sono cresciuto in fretta ad Avellino, tutto d’un fiato. Non potrò mai dimenticarla, forse anche per come è finita. Il finale mi ha lasciato un segno profondo addosso, il mio legame con Avellino resta vivo. Lì vivono questa passione per il Lupo in maniera diversa, me ne accorsi quando un giorno mi portarono in un paesino in provincia, a 50 chilometri dalla città. Mi accolsero in maniera incredibile”.
Pensando al campo, brucia ancora l’esclusione da quell’Avellino-Foggia del 4 maggio 2022: “Non ho mai capito fino in fondo quell’esclusione, però ricordo che qualche giorno prima mister Gautieri interruppe l’allenamento perché non vedeva l’intensità giusta. Io ebbi il coraggio di dirgli la mia, di rispondergli, e poi mi trovai fuori dall’undici titolare. Ci tenevo tantissimo a riscattarmi dai playoff dell’anno precedente, non giocati per via della frattura al malleolo. Poi in estate è successo quello che è successo, non mi aspettavo la scelta della società, perché pensavo di ripartire facendo il capitano”.
E sull’Avellino del presente ha aggiunto: “Una stagione ad Avellino vale per tre in qualsiasi altra parte d’Italia, perché ci vogliono carattere, personalità e un pizzico di follia. Conosco molti dei calciatori attuali, mi piacciono anche giovani come Moretti e Maisto, ma forse hanno dei limiti dal punto di vista caratteriale e alla prima sofferenza si buttano giù, proprio lì dove rialzarsi è complicatissimo. I recenti errori difensivi sono figli di mancanza di fiducia e della paura, non tanto dei limiti tecnici dei singoli.
Mi sento spesso con D’Angelo e Rizzo, – ha aggiunto Silvestri – ci credono eccome ai playoff. Non sono un’illusione. Davanti hanno tre finali da affrontare con il sangue agli occhi, senza paura. Non è semplice, ma non impossibile. Mi parlano benissimo di Rastelli poi, mi dicono sia super, davvero bravo. In generale è stato un anno tormentato, subentrare non è mai facile per un allenatore”.
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