Quanto successo sugli spalti dello “Stadio Euganeo” deve far riflettere, ma non può e non deve distogliere l’attenzione dal risultato del terreno di gioco e dalla prestazione dei ragazzi di Piero Braglia. Ci si sta giocando tanto, tantissimo, e gli insulti di quattro ignoranti (per usare un eufemismo, ndr) non devono intaccare la serenità e l’entusiasmo di un ambiente che sta vivendo un momento straordinario. Allo stesso tempo, però, è utile ricostruire l’accaduto, senza cadere in facili isterismi o futili “generalizzazioni”.
Nel corso della prima frazione di gioco di Padova-Avellino, gara d’andata delle semifinali playoff di Serie C, i tesserati biancoverdi presenti in tribuna (i quattro squalificati di giornata, il Presidente D’Agostino e il figlio Giovanni, ndr) sono stati aggrediti verbalmente da alcuni tifosi biancoscudati. Il motivo? Uno dei quattro giocatori squalificati si è semplicemente lamentato di una trattenuta in area di rigore su Alberto Dossena, chiedendo a gran voce un possibile penalty. Da lì, un parapiglia registrato dalle telecamere di Prima Tivvù e risolto (in qualche modo) dalla mediazione dell’addetto stampa dell’US Avellino e dagli steward, seppur con qualche difficoltà.
Non tutti i padovani son razzisti, fortunatamente. Non bisogna generalizzare, mai. Abbiamo avuto l’opportunità, anche ieri sera, di conoscere gente del posto perbene e capace di vedere il calcio in modo obiettivo, senza lasciarsi trascinare in cori poco edificanti o appartenenti al “folklore” da curva. Persino in una situazione come quella di ieri sera, fa sapere l’ufficio stampa dei Lupi, più di un supporter padovano si è alzato per dare una mano ai tesserati irpini, difendendoli dalle urla e dagli insulti (“terùn, terremotati, ecc…”) di persone che non meritano tanta notorietà.
Illanes e Adamo i due maggiormente bersagliati dal pubblico presente in tribuna, come sottolineano le immagini. Una volta allontanati i “gentiluomini” del luogo, la delegazione biancoverde è stata costretta a spostarsi in una zona della tribuna più tranquilla, per poi seguire il secondo tempo del match e spingere Maniero e compagni verso il gol del definitivo pareggio. Siamo sicuri che una serata così ha lasciato, e lascerà, strascichi non da poco in vista del secondo round del doppio confronto, complici dichiarazioni, frecciatine e atteggiamenti di un allenatore navigato come Mandorlini, il quale non ha fatto altro che gettare benzina sulle gambe. Come suo solito, aggiungiamo noi.
Detto ciò, è utile rimanere nel recinto della civiltà, senza disperdere energie fisiche e nervose dietro a determinati soggetti. Al contempo, è utile riflettere sulla gravità di certi cori, che vanno a colpire la sensibilità di persone che hanno realmente vissuto tragedie come quella del terremoto del 1980.
Una punizione è doverosa, ma il giudice sportivo sembra non essere dello stesso avviso.
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